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Il Comune spende oltre 55 mila euro senza gara, attacco al Kum: «Festival radical chic»

L’attacco alla manifestazione appena conclusa arriva da Fratelli d’Italia, che contesta i contenuti ma anche la procedura che ha portato all'assegnazione dell’evento

Un evento per «nuovi radical chic», organizzato con modalità che potrebbero finire presto all’attenzione della Corte dei Conti. Fratelli d’Italia attacca il Kum Festival, definendolo un evento organizzato per trattare ed esaltare un pensiero unico e finanziato con una procedura irregolare. A tuonare contro la kermesse appena conclusa alla Mole sono stati il portavoce comunale di FdI, Angelo Eliantonio, il consigliere comunale Carlo Ciccioli, l’ex consigliere comunale Stefano Benvenuti Gostoli e la presidente dei giovani di Fdi Angelica Lupacchini. Ciccioli ha citato l’ordinanza con cui il Comune ha affidato l’organizzazione del Festival all’associazione culturale “Esserci” di Civitanova Marche. Il contributo messo sul piatto dal Comune è stato di 55.000 euro più la quota per l’ospitalità tra cui l’affitto delle sale e le spese di accoglienza quantificati in circa ulteriori 10.000 euro. A questi fondi si aggiungono i 15.000 euro messi a disposizione da “Mobilità e Parcheggi” e i 35.000 dalla Regione Marche per una quota pubblica complessiva di 115.000 euro. La parte privata è stata invece coperta da ulteriori 10.000 euro di sponsorizzazioni. 

«Per dare quei 55.000 euro sono stati prosciugati i capitoli di spesa non solo della cultura, ma anche quelli per il turismo e dei servizi sociali- ha denunciato Ciccioli- è stato fatto un atto di Giunta non verificato mai dal Consiglio Comunale. La cifra pubblica concessa al Kum ammonta a 115.000 euro, ma le assegnazioni superiori ai 40.000 eur dovevano passare attraverso una gara o comunque una comparazione tra offerte diverse. Invece c’è stato un affidamento diretto e ora verificheremo la possibilità di presentare un esposto alla Corte dei Conti». L’attacco al Kum però riguarda anche i contenuti del festival, con Eliantonio che ha citato l’occhiello dedicato all’edizione 2018: «Oltre che ‘Curare’, Educare’ e ‘Governare’ avrebbero dovuto aggiungere ‘Indottrinare' visto il profilo dei relatori intervenuti e i temi trattati. Quando ci si chiede com’è fatto un radical chic basta assistere a un festival di questo tipo per capirlo. L’auspicio è che la prossima edizione sia nel nome del confronto e del risparmio perché sabato scorso sembrava di essere a un congresso di partito». Ciccioli ha fatto riferimento ai personaggi intervenuti: «Quasi tutti collaboratori dei quotidiani l’Espresso e La Repubblica senza attenzione al pluralismo» e ai temi: «Tutto ruotava intorno al tema della “risurrezione”, e sabato sera il tema clou dell’evento è stata la “risurrezione della sinistra”, tanto per essere pluralisti. Non c’è stato un comitato scientifico se non lo psicanalista Massimo Recalcati (direttore scientifico del festival) e i suoi collaboratori». Il consigliere ha poi rincarato la dose parlando anche da psichiatra e contestando le linee guida del festival che hanno seguito la visione psicanalitica di Jacques Lacan: «Marasca ne è innamorato, ma il gruppo dei lacaniani è una corrente minoritaria della psicanalisi il cui pensiero non è condiviso dal 90% del movimento psicanalista italiano». Poi l’attacco all’assessore alla cultura: «Uno dei temi trattati è stato “l’anarca” e Marasca ne è l’esempio perfetto perché disdegna gli altri senza dar loro attenzione. E’ stato spazzato via tutto per lasciare spazio a un pensiero unico anche all’interno del pensiero psicanalitico. 

«La terza edizione non passerà liscia, faremo una battaglia in consiglio comunale e contesteremo anche pubblicamente anche se magari chiameranno la polizia» ha concluso Ciccioli, che ha voluto tracciare il suo identikit dei frequentatori del festival, riunendoli sotto il neologismo da lui creato: i “kumisti”. «Il kumista tipo sta con il cappello dentro la sala, ha la sciarpa che non serve a nulla dentro la sala e con un abbigliamento particolare che lo denota come un orfano dei figli del ’68». Attacco al Kum anche dall’ex consigliere Stefano Benvenuti Gostoli: «La cultura è apprezzabile quanto accessibile a più persone possibile. L’amministrazione sbandiera questa manifestazione come l’evento clou della cultura, ma io stesso faccio fatica a comprendere cosa sia questo kum e a spiegarlo con meno di 10 parole. Ben vengano le iniziative specifiche e settoriali, ma la popolazione non è fatta solo da filosofi e psichiatri. Sembra più un corso di aggiornamento per gli addetti al settore». Sulla stessa linea Angelica Lupacchini: «E’ stato spacciato per un evento culturale dove in realtà si è parlato di affari politici con dei soldi pubblici. Nel momento in cui sabato si faun excursus di partito diventa un evento partitico mentre un evento culturale dovrebbe coinvolgere esponenti che la pensano in modo più ampio possibile. Si doveva coinvolgere Ancona e non solo i simpatizzanti di sinistra».

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