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Giornalista marchigiana insultata per il cognome arabo: «Vai in un altro paese»

La fabrianese Ben Salah presa di mira sui social. La denuncia del Sigim e delle Istituzioni. Al Diry: «Sbagliano ma immigrazione incontrollata ha portato esasperazione»

Vi immaginate la curva di uno stadio che urla a Stephan El Shaarawy di "tornare al suo paese"? Non farebbe tanta strada, visto che è nato a Savona. E per restare dalle nostre parti, lo stesso incitamento al calciatore anconetano Patrick Kalambay? È un po' quello che è successo alla giornalista Leila Ben Salah, madre italiana, padre tunisino, nata e cresciuta a Fabriano. La curva, in questo caso, è quella virtuale dei social network dove la collega è stata insultata da alcuni commenti a un post. Offese razziste alle quali lei ha reagito denunciando il fatto con la stessa moneta: un post sulla sua pagina Facebook. «Ecco in questo momento della mia vita ci mancava proprio il razzismo latente e nemmeno tanto. Questo post è dedicato a chi dietro la tastiera e nei gruppi chiusi si sente al sicuro e pronto a insultare gli altri. Non ero straniera, non sceglierò mai tra due culture e non ritorno sul barcone come avrebbe voluto un caporedattore delirante di fronte a tutta la redazione qualche anno fa, sono semplicemente stufa di gente che mi identifica come l'altro, quello che non si integra. Scusate ma a 40 anni non ho ancora capito bene con chi dovrei integrarmi sinceramente, considerato che in Italia ci sono nata, nella vostra stessa identica sala parto. E poi la gente su Facebook ti scrive così e permettetemelo anche in un italiano discutibile», scrive la giornalista. Numerosi gli attestati di stima durante la giornata a partire dallo stesso sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli: «Saremo più forti e più numerosi di quelli che oggi hanno, in maniera ignobile e vergognosa, insultato e attaccato Leila Ben Salah» ha scritto sulla sua pagina.

Vicinanza anche dall'onorevole dem Emanuele Lodolini e da numerosi colleghi della professionista. Il Sigim, Sindacato giornalisti marchigiani, pur non cogliendo l'accusa riferita al caporedattore che meriterebbe un approfondimento da parte della disciplinare dell'Ordine dei Giornalisti, ha preso le parti della Ben Salah esprimendo «piena e convinta solidarietà alla giornalista e segretaria aggiunta del Sigim, Leila Ben Salah, per le accuse e le offese razziste di cui è stata vittima sui social. Frasi che non andrebbero mai pronunciate pubblicamente e che feriscono la dignità umana e professionale. Come Sigim non possiamo non dimostrare tutta la nostra assoluta vicinanza alla collega». Vicinanza, ma con un distinguo, da parte di un'altra marchigiana dal cognome "esotico" come Yasmin Al Diry. Madre italiana, padre giordano, la Al Diry è italiana a punto tale da essere l'attuale presidente del consiglio comunale di Falconara Marittima. «Mi sento vicina alla giornalista anche se ammetto che non mi è mai capitata una cosa del genere – commenta la politica – Chi ha scritto quelle parole ha sbagliato ma penso anche che alla base ci sia un'esasperazione di fondo negli italiani, a causa dell'immigrazione incontrollata, che porta a mischiare tutto e a non guardare più in faccia il prossimo».

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