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Elezioni regionali Marche 2015

Regionali 2015, intervista a Gian Mario Spacca: «Senza risorse certe promesse sono demagogia»

Gian Mario Spacca è nato a Fabriano nel 1953. Nel 1993 diviene Assessore all'Artigianato, Industria, Formazione Professionale e Lavoro. Rieletto nel 2000, è Vicepresidente con le deleghe alle Attività Produttive, Industria, Artigianato. Il 4 aprile 2005 è eletto Presidente della Regione Marche

Gian Mario Spacca lei è stato nel 2007 uno dei fondatori del Pd regionale, iscritto fino al 2012 e fino al 2013 membro della Direzione nazionale. 10 anni di governo col centrosinistra e oggi si ricandida per il 3° mandato sostenuto da Marche 2020, Forza Italia e pezzetti di destra dell’Udc. L’hanno accusata di trasformismo. Lei cosa risponde?

Chi parla di trasformismo, e cioè il premier Renzi, è colui che ben prima di me ha stretto un’alleanza con Forza Italia con cui ha fatto il Patto del Nazareno addirittura per riformare lo Stato. E’ sempre lo stesso che con Denis Verdini ha stretto un accordo che tutta Italia conosce. Noi abbiamo semplicemente condiviso dal basso un progetto di cose da fare con il corpo sociale che anima quel partito per liberare l'intraprendenza e l'imprenditorialità e quindi rilanciare la produzione di reddito e lavoro delle Marche, una vera urgenza. Rispondo poi che si conosce male la mia storia politica e personale. Io sono sempre stato uomo di centro e sin dal 2005 e per 10 anni sono stato vicepresidente del gruppo dei Liberaldemocratici del Comitato delle Regioni d’Europa, mentre il Pd ha scelto di sedere, a Bruxelles, nel Partito socialista europeo. Nessuno del Pd ha mai avuto nulla da ridire che io stessi con i liberaldemocratici.

Entriamo nel merito della politica. Quali sono le priorità per la Regione? 

La priorità in assoluto è ritornare a produrre reddito perché anche se in misura minore rispetto alla media nazionale, il Pil delle Marche sta scendendo. E senza reddito, quindi senza risorse, tutte le promesse che i miei competitor stanno facendo in questa campagna elettorale sono parole al vento, pura demagogia. Se non ci sono le risorse non si può investire nella sanità, nel sociale, nella scuola, soprattutto se il Governo nazionale taglia alla Regione Marche, come ha fatto nella precedente legislatura, 1,3 miliardi di euro di risorse. Per la sanità ricordo che tutti gli osservatori nazionali ci pongono tra le regioni testa di serie per qualità dei servizi e conti in ordine. Permangono delle criticità, come le liste d’attesa che vogliamo eliminare ampliando l’orario di utilizzo delle strumentazioni e integrando le tecnologie web. In merito alla Whirlpool, quella che Renzi continua a definire un’“operazione fantastica”, noi abbiamo sempre operato con grande determinazione per una soluzione differente da quella che poi si è verificata. Abbiamo sensibilizzato player cinesi come Haier e Changong, desiderosi di entrare in Europa, a interessarsi a questa vicenda. Alla fine ha prevalso la scelta di Whirlpool, su cui hanno sicuramente giocato logiche geopolitiche di carattere nazionale. Ora si dimostra chiaramente che questa non è “un’operazione fantastica”, perché la Whirlpool, avendo già in Italia un quartier generale e unità produttive si trova in una situazione di sovrapposizioni che vuole risolvere. L’impegno della Regione è anzitutto per la salvaguardia dell’occupazione come chiaramente espresso negli accordi sindacali del 2013 che hanno valore fino al 2018. 

Cosa ne pensa della proposta di accorpamento delle regioni avanzata dal Pd e approdata in Parlamento? E del riordino delle province?

Sulla prima dico che non ci stiamo allo smembramento delle Marche, con il nord aggregato all’Emilia Romagna e il centrosud all’Abruzzo. In questi anni abbiamo lavorato molto per rafforzare l’identità della nostra regione, l’orgoglio dei marchigiani per se stessi e ci opporremo con forza a questo progetto del Pd. Sulle province, un riordino mal riuscito: si è trasferito personale e competenze (anche se su queste ultime non c’è neppure chiarezza) alle Regioni ma non le necessarie risorse. Che, anzi, continuano ad essere tagliate. Se si chiama riforma questa.

Questione immigrazione. Ancona è centro strategico per lo smistamento e comunque porta di ingresso. Come affrontare questi fenomeni?

Occorre più determinazione del Governo per affrontare questo tema non intervenendo più sull’emergenza ma attraverso una programmazione, in maniera strutturale. La Macroregione, in questo senso, offre importanti strumenti da poter utilizzare anche grazie all’accesso automatico alle risorse Piano Juncker: della strategia fanno parte anche le regioni più colpite dal fenomeno dei profughi, Puglia, Calabria e Sicilia. La capacità di accoglienza, e dunque la possibilità di offrire condizioni di vita dignitose ai migranti, si sta esaurendo ed è urgente, dunque, affrontare il fenomeno con una programmazione più determinata.

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