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Assistenza ai migranti e ruolo delle cooperative, Tombolini: «Il Comune vigila davvero?»

«Negli ultimi mesi gli immigrati ospitati nella nostra provincia come richiedenti asilo sono aumentati del 27%, passando dai 995 di fine giugno 2016 ai 1.271 censiti al 31 dicembre»

«Maggiori controlli e trasparenza servono per tutelare gli onesti. Anche e soprattutto ad Ancona. Anche e soprattutto nel settore dell’accoglienza ai migranti. Del resto, negli ultimi mesi gli immigrati ospitati nella nostra provincia come richiedenti asilo sono aumentati del 27%, passando dai 995 di fine giugno 2016 ai 1.271 censiti al 31 dicembre dello scorso anno. Ad oggi il Comune di Ancona ospita nel suo territorio circa 600richiedenti protezione internazionale (dei quali 78 gestiti dal Comune mediante lo Sprar e già interessati da tirocini di inclusione sociale)». Così il candidato sindaco del centrodestra Stefano Tombolini. 

«Ovvero più del doppio di quanti ne dovrebbe ospitare secondo il piano di riparto della Presidenza del Consiglio, che appunto fissa un tetto di 2,5 immigrati ogni mille residenti. Con i suoi 100.861 abitanti, applicando le aliquote stabilite, il capoluogo dovrebbe ospitarne al massimo 251 ed essere esonerato dall’accoglienza di emergenza gestita dalla prefettura. Fra l’altro Ancona, già ospita poco meno di 13 mila immigrati regolarizzati, pari al 12,8% dei residenti, e quindi è chiamata a svolgere una complessa e non sempre incisiva azione di integrazione. I costi della gestione ordinaria dell’accoglienza si attestano nel range di 30-35 euro per gli adulti e 45 euro per i minori accolti dai comuni. Ma attenzione: questi soldi non finiscono in tasca ai migranti, Vengono invece dati agli enti gestori dei centri e servono a coprire anche le spese di gestione ed i costi fissi che comunque avrebbero. Se a fronte di un utile più basso fosse possibile assumere un operatore sociale in più avremmo più lavoro a migliori condizioni economiche per gli stessi e forse anche maggiore sicurezza per i cittadini e forse per i migranti stessi che avrebbero più opportunità di essere integrati davvero. Comunque, solo 2,5 euro, il cosiddetto “pocket money”, vengono dati ai rifugiati per le piccole spese giornaliere. Ad Ancona il giro di “affari” sui migranti è di oltre 20 mila euro al giorno. Seicentomila euro/mese. Oltre 7 milioni e mezzo di euro l’anno».

«Dinanzi a questo coacervo di interessi incrociati, il Comune come si colloca? Ad esempio, ha imposto a tutte le cooperative che lavorano nel suo sociale di adottare il modello imposto dalla legge 231/2001 che introduce la responsabilità amministrativa per reati posti in essere da amministratori, dirigenti e/o dipendenti nell'interesse o a vantaggio dell'azienda stessa. L’adozione di questo modello permetterebbe alla cooperazione sana di emergere nei confronti di chi cooperativa non è e che usa impropriamente questa forma giuridica dove i soci sono spesso solo dipendenti mascherati. E il Comune di Ancona rispetta e richiede il rispetto delle linee guida per l’affidamento di servizi “enti del terzo settore ed alle cooperative sociali previste dalla delibera dell’Anac di Raffaele Cantone? Le amministrazioni pubbliche- secondo l’Anac -  hanno l’obbligo di controllare la sussistenza oggettiva e soggettiva dei requisiti a volte solo enunciati , come l’utilizzo dei lavoratori svantaggiati, l’osservanza del contratto di lavoro applicato , il giusto utilizzo dei volontari, le adeguate risorse economiche e patrimoniali”. Il tutto Nell’ottica di garantire l’affidabilità del soggetto erogatore, e di assicurare che la prestazione venga affidata nel rispetto della legalità, i Comuni dovrebbero imporre nel bando l’obbligo per i partecipanti di adottare il modello organizzativo ai sensi della 231 /2001 in materia di responsabilità amministrativa. Perché non si può fare? A tutela anche di chi lavora bene! Insomma, alle cooperative che fanno accoglienza dovremmo imporre di tenere una contabilità separata da cui emerga chiaramente il vantaggio che le stesse traggono da questa "operazione" e potremmo così essere in grado di controllare i rendiconti che le stesse fanno alla prefettura o ai comuni. Se si fosse fatta prima questa operazione non avremmo avuto Buzzi e Carminati ma ci saremmo accorti prima di quanto stava accadendo».

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