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Decreto sicurezza, Emanuele Lodolini: «Contiene due bombe ad orologeria»

«L’accoglienza diffusa era la chiave e la risposta vera perché consente di poter fare integrazione, che è il tema cruciale per la sicurezza di un Paese»

«Il decreto sicurezza non risponde ad un principio basilare: tenere insieme sicurezza e libertà, sicurezza e umanità». Lo afferma il già deputato Emanuele Lodolini che parla di “Decreto insicurezza”.

«Il decreto contiene due bombe ad orologeria: la cancellazione dei permessi umanitari e l'eliminazione dello Sprar, il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati che aveva consentito, grazie all'impulso dato dal ministro Marco Minniti, di mettere in campo un sistema di accoglienza e integrazione diffuso sul territorio. L’accoglienza diffusa era la chiave e la risposta vera perché consente di poter fare integrazione, che è il tema cruciale per la sicurezza di un Paese: il Paese che meglio integra è il Paese più sicuro. Secondo Lodolini «la strada che sta per intraprendere il governo italiano è una strada che altri Paesi si hanno già seguito in passato, è l’idea dell’emarginazione, dei quartieri ghetto, del nascondere la polvere sotto il tappeto, del non vedere quello che bisogna vedere».

«Con il decreto sicurezza, invece, tutto questo scompare -spiega Lodolini- il provvedimento produrrà nuovi irregolari e farà arretrare da quella difficile politica di integrazione che è doverosa e andrebbe, invece, rafforzata con un maggior equilibrio tra diritti e doveri. Facendo pagare il conto ai comuni e ai sindaci. Come alternativa si vagheggiano centinaia di migliaia di rimpatri che nella realtà non saranno mai realizzati perché non ci sono le forze e mancano gli accordi diplomatici con i paesi di provenienza che, anzi, si stanno incrinando come nel caso della Tunisia. Senza dimenticare il passo indietro sulla lotta alla criminalità. Nel decreto sicurezza si arretra anche nei confronti della lotta alle organizzazioni criminali - conclude Lodolini - i beni confiscati alle mafie potranno essere venduti ai privati tramite aste. Consentendo, così, a chi ha disponibilità ingenti come le organizzazioni criminali di poter tornare in possesso dei patrimoni sottratti. Si mortifica il lavoro di molti volontari e si consente ai boss di raggirare due volte lo Stato». 

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