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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La Cosmo chiede un risarcimento al Comune, M5S: "Una farsa, Osimo rischia un mare di guai"

Così si legge in una nota stampa del Movimento 5 Stelle di Osimo

"Amministrare una città è una cosa seria, che richiede impegno e senso di responsabilità. Eppure leggendo il ricorso presentato dalla Cosmo contro il comune di Osimo, né le Liste Civiche di Latini, né il PD di Pugnaloni sono stati in grado di comportarsi seriamente". Così si legge in una nota stampa del Movimento 5 Stelle di Osimo che riavvolge il nastro della vicenda per trarre le proprie conclusioni.

"Ricapitoliamo i fatti: innanzitutto sappiamo che la Cosmo è fallita nel 2015. La società era presente nel capitale della Adriatica SpA, l’impresa di costruzioni di San Benedetto del Tronto famosa per aggiudicarsi la quasi totalità degli appalti pubblici tra San Benedetto e Ravenna. Osimo non fece eccezione. E al tempo il sindaco, lo ricordiamo tutti, era Dino Latini. Come ricordiamo tutti il suo insensato piano regolatore del 2005, che più e più volte abbiamo criticato per le gravi conseguenze sulla città, come la cementificazione selvaggia e il deprezzamento dei valori immobiliari.

La Cosmo, secondo il piano, doveva realizzare svariati interventi edilizi nella zona sud di Osimo, tra cui il parco commerciale delle Coccinelle che poi ha effettivamente costruito. Gli interventi furono disciplinati da due convenzioni urbanistiche successive, il 7 settembre 2006 e l'1 agosto 2012. La seconda in particolare prevedeva che la Cosmo eseguisse i seguenti lavori nella cosiddetta strada di bordo: realizzare una bretella dalla rotatoria di via Montefanese fino a via Linguetta sopra la nuova sede della Lega del Filo d'Oro, adeguare e allargare via Linguetta fino all'incrocio con via di Jesi, costruire una nuova strada che, attraversando i terreni agricoli, si ricongiungesse su via Montefanese (SP361) all'altezza del ponte sul fiume Musone. Su un costo complessivo di € 2.580.000 circa, la Cosmo doveva sostenerne € 1.850.000, il comune di Osimo € 250.000 e soggetti terzi € 490.000. Ma questi lavori furono eseguiti soltanto in minima parte dalla Cosmo (circa € 260.000), perché appunto fallita. Già nel 2015 avevamo sostenuto una dura battaglia per fare chiarezza sulla vicenda. Infatti la legge prevede che i lavori debbano essere garantiti da una fideiussione in favore del comune emessa da un istituto di credito o da un'assicurazione. La ditta tuttavia, approfittando di un'amministrazione comunale distratta non ha mai prodotto fideiussioni valide, ma solo pezzi di carta senza alcun valore, rilasciati cioè da soggetti non abilitati. Quando le autorità competenti smascheravano questi intermediari e pubblicavano i loro nomi sulla “black list”, si cambiava intermediario. Un meccanismo collaudato. Ma quando si è inceppato nel 2015 per le difficoltà finanziarie della Cosmo, (con un passivo sull'ordine di quasi cento milioni di euro), il comune si è trovato in mano una “fideiussione fantasma” di 748.000 euro rilasciata dalla FIN.IGEA, società fittizia con socio unico a Malta. Quindi i lavori della strada di bordo li ha pagati di tasca propria, anzi di tasca nostra. E parliamo di quasi 2 milioni di euro, stando alle parole di Pugnaloni. Accidenti, ci si aspetterebbe un risarcimento del danno da parte della Cosmo! E invece è successo esattamente il contrario: il 29/01/2019 la Cosmo ha chiesto al comune di Osimo un risarcimento di € 4.211.672.

Ma come fa il curatore fallimentare della Cosmo a pretendere una simile cifra dal comune di Osimo? Siamo matti? Cosa c’è sotto? Premettiamo che la giustizia amministrativa e civile dovrà fare il suo corso, ma nelle motivazioni addotte si contestano negligenze e responsabilità da parte delle amministrazioni comunali osimane che, se confermate, sarebbero davvero gravissime. In primis, la Cosmo chiede la nullità della seconda convenzione che integrava e prorogava la prima del 2006: essendo già trascorsi i 5 anni di durata. Quindi nell'agosto 2012 non si poteva più modificare. Siamo nel 2012, al governo c'erano le Liste Civiche. Avrà ragione la Cosmo? Non lo sappiamo, ma se fosse così sarebbe davvero un fatto di una gravità inaudita. La Cosmo sostiene inoltre che il 2 settembre 2013 i lavori sono stati sospesi in attesa che la Provincia rilasciasse la concessione idraulica. Nel ricorso si sostiene che tale competenza “spetta al comune di Osimo, il quale solo il 5 giugno 2014 ha effettuato la richiesta alla Provincia di Ancona”: quindi solo 10 mesi dopo la sospensione, di fatto impedendo alla Cosmo di proseguire i lavori e arrecandole danno. Siamo nel 2013, quindi erano ancora le Liste Civiche che amministravano. Infine la Cosmo sostiene che, dopo la sua domanda di concordato presentata il 2 luglio 2015 al tribunale di Fermo e accolta il 03/03/2016, il comune di Osimo (stavolta amministrazione Pugnaloni) non si è insinuata nel passivo della società e non ha avanzato alcuna pretesa. “È stato invece intrattenuto un canale di dialogo – giuridicamente improprio – tra il sindaco di Osimo e il legale rappresentante della Cosmo SpA (all'epoca già trasformata in Cosmo Srl in liquidazione), culminato nel verbale di riconsegna delle aree datato 08/05/2017”, che però risulterebbe un atto nullo in quanto firmato da due soggetti che non potevano farlo. Infatti, a detta del curatore fallimentare, il sindaco Pugnaloni difettava dei poteri di dirigente del dipartimento del territorio del Comune di Osimo, mentre il rappresentante legale della Cosmo Srl in liquidazione, non aveva l'autorizzazione del giudice.

Insomma che dire? È una vicenda assurda, ai limiti della farsa. Ma se il ricorso della Cosmo fosse fondato, Osimo si ritroverebbe in un mare di guai. Tutti noi ci troveremmo in un mare di guai! Dopo essere stati danneggiati saremmo addirittura costretti a risarcire chi, in contiguità con le vecchie amministrazioni comunali, quei danni li ha causati. Oltre al danno, la beffa". 

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