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Corruzione in Comune, FdI chiede le dimissioni degli assessori indagati

I rappresentanti di Fratelli d'Italia parlano di conseguenze politiche importanti al punto da invocare le dimissioni degli assessori coinvolti nell'indagine

La presunzione di innocenza non si tocca, ma Fratelli d’Italia chiede un segnale politico forte da parte dell’amministrazione comunale dopo gli sviluppi dell’inchiesta sulla presunta corruzione a Palazzo del Popolo. L’attenzione del portavoce regionale Carlo Ciccioli, del capogruppo in consiglio comunale Angelo Eliantonio e del dirigente nazionale Stefano Benvenuti Gostoli è concentrata in modo particolare sui quattro assessori finiti nel registro degli indagati: Paolo Manarini (truffa, turbativa d’asta e abuso d’ufficio), Pierpaolo Sediari (turbativa d’asta), Stefano Foresi e Paolo Marasca (omissione di atto d’ufficio). In attesa degli accertamenti giudiziari le richieste sono due: «O le dimissioni degli assessori – spiega Benvenuti Gostoli- oppure una sospensione dai rispettivi incarichi, con il sindaco Valeria Mancinelli che prenda a sé le deleghe di quegli uffici. Se ci sono gare d’appalto di cui i quattro assessori si stanno occupando, non lo devono fare. Quello che rimandabile venga rimandato, quello che non lo è venga fatto fare a qualcun’altro». In una conferenza stampa convocata proprio a Palazzo del Popolo i rappresentanti di partito hanno ribadito più volte che nessuno è colpevole fino a prova contraria, ma lo stesso Gostoli ha voluto sottolineare che: «anche i cittadini hanno diritto alla garanzia di poter stare tranquilli sul fatto che chi amministra non sia un imbroglione». 

«Quello che ipotizza la procura è un cartello, un vero e proprio sistema e le ripercussioni politiche di questa storia sono devastanti- ha detto Angelo Eliantonio- metà giunta è sotto indagine, una cosa del genere non è mai successa, una macchia pesante anche da giustificare agli occhi dei cittadini che hanno creduto a questo castello dorato». L’indagine coinvolge anche il restyling dei laghetti del Passetto: «Erano stati presentati come il luogo del cuore e della rinascita di Ancona, il simbolo del secondo mandato della Mancinelli, chissà forse oggi rappresentano la morte di questa amministrazione, sicuramente il crollo del castello dorato delle fiabe». Il capogruppo comunale applaude poi le forze dell’ordine, in particolare la sezione giudiziaria della polizia municipale: «un nucleo da sempre bistrattato da questa amministrazione e chissà per quale motivo». Anche Carlo Ciccioli si sofferma sul risvolto politico dell’indagine: «Manarini non può restare al suo posto- tuona il portavoce regionale- è il responsabile della parte tecnico-urbanistica, deve essere lui stesso a fare un passo indietro. Gli altri tre assessori sono nell’area del favoreggiamento, anzi chiamiamole “compiacenze” ma è comunque grave, anche loro non possono restare dove sono». Un’inaspettata lancia spezzata a favore della Mancinelli: «Ha ereditato un sistema che viene da lontano». La bordata per il sindaco non tarda però ad arrivare: «Come mai ad Ancona lavoravano sempre le stesse imprese e le stesse cooperative? Lei ha la responsabilità politica di essersene disinteressata, se è in buona fede vuol dire che ha lasciato fare, altrimenti non poteva non sapere. Se è solidale con i suoi assessori, che si dimetta lei» prosegue Ciccioli. Poi l’appello alla magistratura: «Ringraziamo la procura, ma nella sua storia c’è stato l’atteggiamento di fare lo “scoop” e poi tutto si è insabbiato. Era stata aperta l’inchiesta sull’Asur, sulla quale ora tutto tace- ha detto Ciccioli- prima vengono portati alla luce i fatti, poi scende un silenzio assordante e imbarazzante. L’attuale procuratore capo è stato nominato nel segno della discontinuità con le altre gestioni, chiediamo un comportamento esemplare. I cittadini hanno diritto a vedere condannato chi compie un reato». 

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