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Asili nido, più del 50% sono figli di immigrati. Gambacorta (M5S): «Lo ius soli non basta»

«E’ il segnale forte di come la città si stia trasformando, di come le nuove cittadinanze si affaccino prepotentemente reclamando giustamente d’essere considerate» ha detto la Gambcorta

Asili nido ad Ancona, più del 50% circa dei bimbi è di origine straniera. E’ questa la fotografia di una città che cambia nel suo dna se si guarda ai dati forniti dalla consigliera comunale del Movimento 5 Stelle di Ancona Maria Ausilia Gambacorta sulle graduatorie provvisorie per gli asili nido comunali. Al nido Arcobaleno di via Pesaro (fascia dai 3 a 12 mesi) su 44 in graduatoria 24 sono figli di immigrati. Sempre all’Arcobaleno, nella fascia dai 13 ai 23 mesi, su 55 bimbi 31 sono figli di immigrati mentre nella fascia 24 - 36 mesi i nuovi cittadini sono 17 su 26. Allo Scarabocchio sempre di via Pesaro, nella fascia 3/12 mesi sono 19 su 32, in quella da 13 a 24 mesi sono 25 su 48 mentre in quella da 24 a 36 mesi sono 12 su 22. Restando ancora nell’ambito dei nidi che legano quartieri come il Piano e Posatora fino a parte della Stazione, al Pollicino dell’exCrass nella fascia da 16 a 23 mesi sono 19 su 32 mentre in quella da 24 a 36 mesi sono 17 su 27.

Dunque oltre il 50% dei bimbi di cui si richiede il servizio nido sono figli della nuova città multietnica che, secondo la grillina dorica, non va rifuggita ma non va neppure subita come, a sua detta, sta facendo il governo cittadino della Mancinelli. «La città in alcune sue zone sta radicalmente cambiando pelle e lo fa partendo dai più piccini. E’ il segnale forte di come la città si stia trasformando, di come le nuove cittadinanze si affaccino prepotentemente reclamando giustamente d’essere considerate, ascoltate e quindi garantite nei loro bisogni. E non sarà di certo lo ius soli la panacea di tutti i mali - ha detto la Gambacorta - Non si pensi che il processo di integrazione sia quello della Mancinelli e del suo mentore Foresi che al Piano da anni ha fatto e disfatto in modo spesso estemporaneo, raffazzonato i rapporti con le diverse comunità presenti. Occorre invece prendere atto di quanto sta accadendo e prepararsi seriamente a quella che sarà la nuova Ancona». Come? «Io penso ad un percorso di integrazione fatto di formazione, non solo dei migranti verso noi ma anche da parte nostra verso di loro, per agevolare l’accettazione delle differenze culturali, per imparare e superare la paura. Dobbiamo prendere atto che siamo in un processo di non ritorno e vorrei che gli anconetani convivessero con la diversità e non la subissero. Io vedo corsi di formazione che dovrebbero portare i migranti verso di noi, ma io penso che debbano essere anche gli anconetani ad avvicinarsi ai migranti. Penso ai corsi di formazioni per migranti e credo che debbano che debbano essere aperti anche agli anconetani che vogliono conoscere le diversità di chi vive insieme a loro. Ben vengano quindi azioni formative sinergiche per gli stranieri ed i cittadini.  Dobbiamo pensare  tutti di dover prendere parte a questo cambiamento. Io inizierei da qui da una formazione condivisa da e verso».

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