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Teatro

Marcorè alle Muse, applausi ma riflessione (forse) mancata

Un'ora di show tra De Andrè e Pasolini per descrivere il degrado morale degli italiani e crocifiggere il consumismo. Un messaggio che dopo 40 anni è più che mai moderno. Ma quanti lo avranno capito?

«È bravo, però...». Sta tutto in quel "però", pronunciato da una spettatrice a sipario alzato e luci accese, lo spettacolo di Neri Marcorè, cantattore alle Muse nella prima di giovedì 28 gennaio del suo Quello che non ho, un'ora di show tra canzoni di Fabrizio De Andrè e monologhi ispirati dalla lettura degli scritti di Pier Paolo Pasolini. Sta in quel "però" sospeso, singolo ma con ogni probabilità comune a tanti, perché le parole - in musica o mentre l'attore marchigiano volteggia sul palco - arrivano come un pugno dritto agli stomaci del pubblico del teatro. Pasolini non era tenero, 40 anni fa, nei confronti della deriva morale degli italiani. Marcorè fa altrettanto nell'attaccare il consumismo, le mode dettate dalla tv, il "nuovo Duce", come la definiva PPP, che ha snaturato il Belpaese, lo ha abbruttito, ha reso le persone più tristi e meno votate alla bellezza.

Bisogno indotto di prodotti che sta distruggendo il pianeta. Gli esempi? Lo sfruttamento delle risorse minerarie del Congo tra guerre, schiavitù minorile e distruzione delle foreste per garantire tablet, smartphone e consolle per videogames al mondo occidentale. Oppure i rifiuti con le crisi italiane che hanno distrutto l'ambiente e i "continenti di plastica" che ondeggiano negli oceani. Parla di decrescita felice, Marcorè, che sabato 30 alle 18.30 incontrerà i fan al MuseCaffè di Ancona. Parla di follia nel credere allo "sviluppo infinito in un mondo finito". L'invito è quello di diventare, riprendendo ancora Pasolini, "contestazione vivente". Però... Quel "però" pesa perché lo spettacolo affascina, diverte e fa riflettere ma, alla fine della giostra, quanti avranno colto il messaggio per poi farlo proprio nel quotidiano? Davanti a lui, platea, loggione e palchetti pieni. In silenzio. Gente pronta a battere le mani tra una canzone e l'altra: Se ti tagliassero a pezzettiUna storia sbagliataDon Raffaè, Quello che non ho, DolceneraVolta la carta. Il pubblico applaude. "Però", alla fine, è votato a cambiare canale. E forse alla luce di tutto questo, manca, in conclusione, un altro grande brano del cantautore genovese: La canzone del Maggio. Quella che dice: "Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti". A guardarla con ottimismo verrebbe da dire che anche un solo seme piantato può generare una pianta rigogliosa e che la semina anconetana può ancora dare frutti visto che Marcorè sarà in replica fino a domenica 31 gennaio.

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