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L'inviato che filmò i resti di Che Guevara: Pino Scaccia a Osimo

Pino Scaccia, famoso inviato del TG1, ha girato il mondo per raccontare guerre e calamità naturali: dalla guerra del Golfo fino al disastro nucleare di Chernobyl. Sabato ha parlato al festival del Giornalismo di Osimo

Un pienone sabato sera ad Osimo, presso la sala Maggiore del Palazzo Municipale, per l'incontro tenutosi con Pino Scaccia. Lo storico inviato del Tg1 ha parlato per della sua carriera da inviato, non solo di guerra, ma anche per lo sport. Un settore in cui Scaccia è cresciuto visto che proprio lui ha cominciato al Corriere Adriatico, poi la Rai, seguendo le vicende dell'Osimana Calcio. La squadra, attualmente in prima categoria, proprio ieri sera ha voluto omaggiare il giornalista con una maglietta a lui dedicata, tanto di nome stampato sul retro. Pino Scaccia è stato il primo giornalista occidentale a entrare nella centrale di Chernobyl dopo il disastro. E' stato il giornalista che ha individuato e filmato i resti di Che Guevara in Bolivia. Si è occupato anche di cronaca con particolare riferimento a mafia, terrorismo e sequestri di persona, oltre a terremoti e disastri naturali. Guerra del Golfo, conflitto Serbo-Croato, Ex Unione Sovietica, crisi dell'Afghanistan e il dopo guerra in Iraq. Tutte esperienza che appartengono al curriculum di Pino Scaccia e che ieri sera ha voluto ripercorrere, per condividerle con tutti i presenti.

"Mi sento un privilegiato - ha detto Scaccia - per aver assistito a fatti che hanno cambiato la storia. La notizia è stata signora e padrona". Scaccia ha poi parlato del ruolo dell'inchiesta nel giornalismo. Ma perché parlare di inchiesta? Esiste ancora la figura dell’inviato o è davvero una professione in via di estinzione? "La verità assoluta è difficilissima da trovare – ha risposto Scaccia - esistono i fatti, che vanno raccontati e per farlo servono appunto gli inviati. L'inviato, in tutta coscienza, è testimone dei fatti”.

Gianni Rossetti, che ha moderato l'incontro, ha poi voluto affrontare il disastro di Chernobyl: "E' stata un'esperienza che mi ha cambiato il modo di vedere la vita. È stato come vedere la morte del mondo. Mi sono sentito un sopravvissuto. Ma attenzione, è stato un episodio molto diverso dalle catastrofi naturali".

Scaccia ha anche parlato delle nuove generazioni e ha mostrato apprezzamento e ammirazione per coloro che si affacciano su questo mondo e che magari sognano di fare gli inviati. L'incontro si è poi chiuso con un video in cui si raccontano le sue esperienze da inviato di guerra.

Tantissimi i premi della sua carriera: fra i tanti il Premio "Cronista dell’anno", per lo scoop su Farouk Kassam, il Premio giornalistico televisivo "Ilaria Alpi", per i racconti di guerra e il Premio "Città di Salerno" (2005), di cui è anche presidente onorario. Scaccia è molto attivo sul web con il suo blog "La Torre di Babele" e ha pubblicato sei libri: "Armir, sulle tracce di un esercito perduto", "Sequestro di persona", "Kabul, la città che non c'è", “La Torre di Babele”, "Lettere dal Don" e "Shabab. La rivolta in Libia vista da vicino".




 

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