Incastrò il killer che uccise la moglie 17enne, il poliziotto-scrittore presenta il suo thriller: Formicae
Fu l'allora dirigente del commissariato di Senigallia Piernicola Silvis ad incastrare Jurgen Mazzoni, l'uomo che nel 2000 uccise la moglie 17enne. Oggi, dopo aver ricoperto l'incarico di questore di Foggia nel gennaio 2014, torna nell'anconetano per presentare il suo ultimo lavoro. Non un nuovo arresto, bansì un libro, nella sua nuova vita da scrittore di romanzi gialli e thriller. Giovedì 31 maggio infatti Piernicola Silvis sarà alla libreria Fogola di corso Mazzini per presentare il suo romanzo "Formicae", edito per la neonata Società Editrice Milanese. L'incontro é organizzato dall'associazione culturale Ankon Nostra. Piernicola Silvis dialogherà con il giornalista di AnconaToday Stefano Pagliarini, che di recente ha collaborato alla stesura del capitolo dedicato proprio al caso Mazzoni nel libro del giornalista di Panorama e Quarto Grado Carmelo Abbate "Gli uomini sono Bastardi" e già autore di un reportage sul caso giudiziario dello stesso Mazzoni.
Piernicola Silvis, nel corso della sua carriera nelle forze dell'ordine ha anche ricoperto gli incarichi di dirigente dei commissariati di pubblica sicurezza di Vasto e Senigallia, capo delle squadre mobili di Vicenza e Verona, capo di gabinetto della questura di Ancona, vice questore vicario di Macerata e questore di Oristano. Parallelamente all'attività di tutela dell'ordine pubblico ha intrapreso, a partire dall'esordio nel 2006 con "Un assassino qualunque", quella di scrittore di romanzi appertenenti alla categoria del noir e del thriller. Ha anche partecipato ai primi anni delle attività della Carboneria Letteraria, e un suo racconto "L'assicuratore di Aosta" appare nell'antologia Primo incontro (Centoautori, 2007). Nell'agosto 2017 ha lasciato il servizio in Polizia di Stato, in pensione dopo 35 anni di servizioper fare lo scrittore a tempo pieno.
Abstract del libro
"Mi chiamo Renzo Bruni e dirigo la seconda divisione dello Sco, il servizio centrale operativo della Polizia di Stato. Fare il poliziotto era quello che volevo. Il mio lavoro è applicare la legge e cerco di farlo nel migliore dei modi. Ho delle storie da raccontare perché ne ho vissute molte. E le ho sofferte tutte". La voce al telefono dice che Livio Jarussi, il bambino scomparso da due anni, è vivo e sta bene. Aspetta soltanto di essere riportato a casa, dai suoi genitori. Quando la polizia arriva nel luogo indicato dalla voce anonima, una discarica alla periferia di Foggia, trova una scena sconcertante. Qualcuno ha allestito un terribile quadro rituale. Sepolto malamente tra i rifiuti c'è il corpo di Livio. Sulla misera tomba, come un lugubre ornamento, si alza una croce di legno e ferro. Ciò che rimane di Livio, ormai mangiato dalla terra che lo ha nascosto per due anni, è quasi solo un brandello della felpa che indossava al momento della scomparsa, dove campeggia la scritta Zio Teddy. Una macabra firma. Per Renzo Bruni, alto funzionario del Servizio Centrale Operativo, il mitico SCO, l'unità investigativa della Polizia di Stato, questo ritrovamento significa tornare a occuparsi del caso che più di ogni altro l'ha tormentato, come poliziotto e come uomo. Per Zio Teddy invece è semplicemente la ripresa di una partita a due, giocata con gli strumenti del male. Ma in questa storia ad alta tensione emotiva, scritta da un maestro italiano del thriller, ciò che a prima vista sembra vero non è detto che lo sia fino in fondo. In questa storia le cose che accadono hanno sempre un lato sinistro. La partita inizia tra i due avversari, infatti, si apre presto a un terzo giocatore, il più feroce, il più sfuggente. Anche lui, come Bruni, ma per ragioni diverse e inaspettate, vuole che il mostro di Livio e di altri innocenti torni nell'inferno brulicante di formiche che lo ha generato.