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Rotary Ancona: "Giacomo Leopardi insegnato in Cina? Missione possibile"

Fabio Corvatta, presidente del Centro Studi Leopardiani: "Stiamo lavorando per aprire una via con l'Università Normale di Pechino e insegnare le opere di Giacomo Leopardi in Cina"

“Stiamo lavorando per aprire una via con l’Università Normale di Pechino e insegnare le opere di Giacomo Leopardi in Cina”. L’impresa non è delle più semplici, ma Fabio Corvatta, presidente del Centro Studi Leopardiani di Recanati, è fiducioso. Le parole del sommo Poeta recanatese sono in grado di varcare lo steccato culturale e linguistico della Cina. “Nel frattempo - ha spiegato giovedì sera al ristorante “La Terrazza” di Ancona, in una serata promossa dal Rotary Ancona Conero - esistono quattro cattedre Leopardiane nel mondo. Quella dell’Università di Birmingham, in Inghilterra. Quella dell’Università di Buenos Aires, in Argentina. Quella dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e, naturalmente la cattedra leopardiana dell'Università di Macerata. La cattedra di Birmingham – ha proseguito Corvatta – è stata capace di tradurre lo Zibaldone in inglese, uno sforzo enorme, durato dieci anni”. I messaggi contenuti nello Zibaldone, diario che contiene le riflessioni del poeta tra il 1817 e il 1832, arrivano anche in Spagna, Brasile e Francia. Ora, l’obiettivo ambizioso e suggestivo del Centro Studi Leopardiani di Recanati è portare l’opera all’attenzione della Cina. In Italia, l’attenzione verrà rinnovata dal film su Leopardi (regia, Mario Martone) le cui riprese sono appena terminate.

Nonostante lo Zibaldone sia stato scandagliato da critici e appassionati, conserva ancora aspetti meno noti, come le riflessioni scientifico-tecnologiche, persino aeronautiche, effettuate dal poeta tra il settembre 1825 e il novembre 1826. Nella serata organizzata dal Rotary Ancona Conero, ne ha parlato Laura Melosi, titolare di Letteratura Italiana all’Università di Macerata, dove è anche vice-direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e responsabile della Cattedra Giacomo Leopardi. “Leopardi fa riferimento agli ultimi ritrovati tecnologici come il telegrafo, l’aerostato o la mongolfiera, e spiega che – precisa Melosi – se queste invenzioni avessero avuto un successo e un progresso, l’umanità avrebbe fatto un salto in avanti tale da considerare l’età in cui Leopardi viveva, piena di pericoli e incertezze, con una grande lentezza dei mezzi di comunicazione. Al contrario, Leopardi considera il suo ‘800 un secolo raffinatissimo e lussurioso, malgrado lo definisca anche ‘superbo e sciocco’, inferiore sia ai tempi antichi, sia ai tempi futuri”.

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