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Vinitaly, giù la maschera al Wine Kit: è acqua e alcol, zero aromi e polifenoli

Un vino che non è vino ma "solo una bevanda idroalcolica (alcol + acqua) che nulla ha a che vedere con il nettare di Bacco e in special modo con il Verdicchio"

“Il kit è nudo”: polifenoli praticamente nulli e zero aromi. Un vino che non è vino ma “solo una bevanda idroalcolica (alcol + acqua) che nulla ha a che vedere con il nettare di Bacco e in special modo con il Verdicchio”. Il professore di industrie e tecnologie alimentari dell’Università Politecnica delle Marche, Natale Giuseppe Frega, ha per primo analizzato scientificamente uno dei famigerati kit per ‘autoprodurre il vino’ – in questo caso un fantomatico Verdicchio proveniente dai “Castelli Canadesi”, con tanto di foto del Colosseo e della immancabile bandiera italiana. E l’analisi presentata oggi al Vinitaly nello stand della Regione Marche è impietosa e per molti versi inquietante, con il professore che è stato netto nel descrivere il mostro: “È un intruglio fermentato che del Verdicchio scimmiotta solo il nome. E’ un prodotto con bassissimi polifenoli, che ha perso tutti gli antiossidanti ed è quindi privo di tutte le proprietà benefiche e salutari del vino. Inoltre al tracciato della frazione aromatica – ha continuato il professor Frega – il Verdicchio canadese ha un profilo totalmente piatto: zero aromi rispetto ai numerosissimi contenuti nel Verdicchio dei Castelli di Jesi, che lo rendono unico e inimitabile. Questo non ha nulla ha a che vedere con il vino e con il Verdicchio: è solo una bevanda idroalcolica”.

RIL_7615-2Per il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt), Alberto Mazzoni, che ha commissionato l’analisi: “È bene che tutti sappiano che il ‘bricolage del vino’ da fare in 4 settimane a 1 euro a bottiglia non può esistere. E l’abbiamo voluto dimostrare portando qui l’analisi di una bevanda fermentata a base di sciroppi e bustine, che sfrutta il nostro brand a tutto danno dei produttori e dell’immagine del Verdicchio. È proprio dell’altro giorno il richiamo dei Nac sull’escalation preoccupante degli episodi di sounding, etichette illegali, contraffazione dei prodotti, pirateria. E il kit dei “Castelli Canadesi” contiene tutti questi ingredienti mentre non ha nulla del nostro Verdicchio”.

Il Kit incriminato ieri al Vinitaly, in presenza del marchigiano Neri Marcorè, è stato acquistato un paio di mesi fa su Amazon da Imt a 41,35 dollari per una ‘capacità produttiva’ promessa di 30 bottiglie da 0,75litri in 28 giorni. L’azienda, che scimmiotta il made in Italy in ogni lato del kit, è la canadese Paklab e propone altri kit di grandi vini Italiani. A tutto vantaggio di un mercato del falso che nel nostro agroalimentare vale quasi il doppio dell’originale: 60mld di euro contro 33,4.

Con 17 milioni di euro di fatturato in esportazioni, il Verdicchio registra un autentico boom sul fronte dell’export (+41% sul 2012), confermandosi ambasciatore delle Marche nel mondo. Tra i mercati chiave, gli Usa, che assorbono il 60% dell’export, seguiti da Canada e Giappone.

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