Confindustria: “IMU sui capannoni industriali, accanimento contro le aziende”
Casali: "Proclami a parte ed interventi spot, manchi ancora una vera regia in grado di non vessare chi oggi difende a denti stretti quel poco di competitività che il Paese ancora esprime: le aziende"
Mentre la Commissione Bilancio è al lavoro sul disegno di legge relativo ai cosiddetti debiti P.A. ed il Governo è impegnato a delineare il proprio programma di lavoro, il Presidente di Confindustria Ancona, Giuseppe Casali, rivolge esasperato un appello alle pubbliche amministrazioni:
“È vero, si vocifera la sospensione dell’applicazione dell’IMU anche per quanto riguarda i siti industriali ma ho la netta sensazione che, proclami a parte ed interventi spot, manchi ancora una vera regia in grado di non vessare chi oggi difende a denti stretti quel poco di competitività che il Paese ancora esprime: le aziende.
La priorità del Paese deve essere una seria politica economica ed una improcrastinabile politica industriale, assente in Italia da troppi lustri.
Per questo dico che se è sicuramente condivisibile la sospensione della tassa sulla prima casa che troppo ha pesato sulle tasche di tanti cittadini, se è altrettanto apprezzabile ed opportuna l’ipotizzata sospensione della stessa imposta sui siti industriali, oggi noi chiediamo bensì di non aumentarla ulteriormente in prospettiva e che finalmente questo Paese si dia un disegno organico, chiaro e stabile sull’imposizione fiscale!”
“Ci si è resi conto che dal 1° gennaio scorso il moltiplicatore applicato al calcolo dell’IMU è passato da 60 – e già questo determina un aumento del 20% rispetto all’anno precedente - a 65, con un ulteriore aggravio dell’8,3%?
Per questo ci auguriamo che almeno questo aumento venga definitivamente bloccato – continua Casali – tanto più che l’incremento della quota statale dal 3,8% al 7,6% sui fabbricati industriali inevitabilmente porterà prima o poi i Comuni ad aumentare la quota di loro competenza, alzandola molto probabilmente fino al massimo consentito.
Le aziende sono allo stremo e non possono farsi carico di nuovi balzelli di imposizione fiscale”.
“È frustrante continuare a dire le stesse cose – conclude il Presidente degli industriali. - Pesare sui bilanci delle aziende sarebbe un atteggiamento miope, penalizzante non solo per le aziende, ma per tutto il territorio su cui le aziende operano e producono reddito.
Siamo stanchi di ricordare che aumentare le tasse è il modo più semplice e il più immediato per “fare cassa”, ma è spesso un alibi per non impegnarsi invece nel perseguire quell’efficienza organizzativa che consentirebbe un risparmio di risorse preziose, senza gravare ulteriormente sulle imprese, già provate da questa lunghissima crisi.”