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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Chiusura per 5000 imprese, ricavi in crescita per quelle "resilienti": i dati 2023 dell'Osservatorio TrendMarche

Il report sulla micro e piccola impresa ha evidenziato che la maggior perdita si è avuta nel commercio (-1.678) ed in agricoltura (-1.369). La necessità di progetti mirati e del maggior sostegno da parte delle banche

ANCONA – Lo scorso anno sono state 4.861, pari al 3,5 per cento del sistema produttivo regionale, le imprese artigiane che hanno cessato l’attività. In Italia le imprese attive nel 2023 sono diminuite di 31.718 unità, pari allo 0,6 per cento del totale. Un quadro, quello del sistema produttivo marchigiano, che è stato fornito in occasione della presentazione di “TrendMarche, l’unico osservatorio sulla micro e piccola impresa marchigiana”, realizzato ogni semestre da Cna e Confartigianato Marche, con il contributo di Intesa Sanpaolo e la collaborazione delle università Politecnica delle Marche e Urbino Carlo Bo. Alla conferenza stampa sono intervenuti il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, l’economista della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo Giovanni Foresti, il rettore dell’università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori, il professore dell’università di Urbino Carlo Bo Ilario Favaretto, il presidente di Cna Marche Paolo Silenzi, il vicepresidente di Confartigianato Imprese Marche Paolo Longhi.

I dati

La maggior perdita di imprese attive si è avuta nel commercio (-1.678) e in agricoltura (-1.369). Anche il settore delle costruzioni, malgrado il traino dei bonus edilizi, perde imprese così come le attività manifatturiere (-636), i servizi di alloggio e ristorazione (-256) e i trasporti (-188). Nel manifatturiero a cessare l’attività sono state soprattutto le imprese dell’abbigliamento (-174 pari al 10 per cento del totale delle imprese attive nel settore) seguite da quelle della meccanica (-152), del calzaturiero (-118) e del legno mobile (-70). A confermare la difficile situazione di partite Iva e lavoro autonomo, arrivano anche i dati sull’occupazione che in dodici mesi, hanno visto aumentare i lavoratori dipendenti di 32.610 unità mentre i lavoratori indipendenti sono 12.428 in meno. Calo dell’artigianato, le imprese che resistono.

«Anche l’artigianato - hanno affermato il presidente Cna Marche Paolo Silenzi e il vicepresidente Confartigianato Imprese Marche, Paolo Longhi - ha pagato un pesante tributo alle crisi di un anno difficile, perdendo 1.114 imprese attive. Per la prima volta le imprese artigiane marchigiane in attività sono scese sotto quota 40 mila. Alla fine del 2023 erano 39.543 rispetto alle 48.790 del 2013. In dieci anni sono scomparse 9.247 imprese artigiane con la perdita di 30 mila addetti nel settore. Numeri ancora più impietosi quelli che riguardano l’ultimo decennio di tutto il sistema imprenditoriale marchigiano. Nel 2013 le imprese regionali in attività erano 155.844 mentre alla fine del 2023 si erano ridotte a 135.205, con la perdita di 20.639 aziende. Una tendenza che ha ridisegnato profondamente l’economia regionale».

«A rimanere sul mercato – hanno proseguito – sono state le imprese resilienti, quelle che hanno saputo adattarsi alle trasformazioni ed alle sfide di un mondo multipolare: gli artigiani e gli imprenditori innovativi, le start up, le imprese che hanno saputo tenere e conquistare i mercati esteri, le imprese green. Le associazioni artigiane le hanno affiancate in questo cammino, sostenendole nel confronto con le istituzioni e gli istituti di credito. Ma di fronte alle nuove sfide poste dalle guerre in corso, dall’aumento del costo delle materie prime, dall’aumento del costo del denaro ed alla stretta creditizia, serve un cambio di passo. Servono progetti mirati alle piccole e media imprese da parte della Regione, utilizzando Pnrr e gli altri Fondi europei e serve maggior sostegno da parte delle banche, valorizzando il ruolo dei Confidi. Nel 2023 i prestiti alle imprese marchigiane sono diminuiti di quasi il 10 per cento. Occorre ricominciare a finanziare le idee ed i buoni progetti dei nostri imprenditori».

La ripartenza nel segno di innovazione e "Made in Marche"

Le piccole imprese resilienti nella prima parte del 2023 hanno visto crescere i loro ricavi, secondo TrendMarche, del 15,8 per cento. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, diminuiscono invece gli investimenti (-17,8%), in particolare quelli in macchinari e impianti, a causa dell’incertezza del quadro economico e della stretta creditizia. Diminuiscono le spese per consumi (-5,6%) e si impennano quelle per retribuzioni (+32,8%). «La vivacità e la voglia di crescere degli artigiani e delle piccole imprese marchigiane - hanno concluso Silenzi e Longhi - è confermata dai dati Excelsior Unioncamere sulla disponibilità ad assumere. Tra febbraio ed aprile di quest’anno le aziende marchigiane cercano 31.360 lavoratori di cui 22.480 sono previsti in entrata nelle imprese con meno di cinquanta dipendenti e 8.870 nelle aziende più grandi. A frenare le assunzioni sarà il fatto che il 54 per cento di queste figure professionali è di difficile reperibilità perché domanda e offerta sul mercato del lavoro non si incontrano. Ma questa è un’altra storia»

Sulla questione è inoltre intervenuto il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. «La liquidità per la sopravvivenza delle nostre piccole imprese è fondamentale. Bisogna mettere le imprese in condizione di resistere e le banche devono fare la loro parte. Superare la stretta creditizia per finanziare gli investimenti in innovazione e digitalizzazione. Servono garanzie per l’accesso al credito di artigiani e microimprese. Abbiamo messo a disposizione, con la legge 20, venti milioni di euro di garanzia e in pochi giorni ci sono state quasi 2 mila domande per 106 milioni di euro di investimenti. Valutare non solo il rating ma anche la storia delle imprese e il territorio».

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