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Economia

Made in Marche: 157 comuni dichiarano guerra al “falso pecorino”

Una società partecipata dallo Stato italiano produce in Romania un "falso pecorino" utilizzando latte rumeno ma pubblicizzando il prodotto con nomi e immagini che sfruttano l'italianità

Sono 157 i comuni marchigiani che hanno adottato fino ad ora delle delibere per chiedere di sostenere e difendere il marchio Made in Italy e di vietare per legge il finanziamento pubblico di “imitazioni” realizzate all’estero, ai quali si aggiungono anche la Regione Marche, le Province di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo e Pesaro Urbino, assieme a Camere di Commercio e Comunità Montane.
Lo ha reso noto l’alleanza per il Made in Italy promossa dalla Coldiretti, in piazza Montecitorio a Roma, insieme alle associazioni dei consumatori e degli ambientalisti, ai cittadini e ai rappresentanti delle Istituzioni a livello nazionale, regionale e locale. Per l’occasione la Caciotta e il Pecorino prodotti completamente in Romania da una società partecipata dello Stato italiano sono stati portati per la prima volta dal presidente della Coldiretti Sergio Marini in piazza “in bella vista” a disposizione delle Autorità e dei cittadini.

“Un esempio eclatante – afferma la Coldiretti –  in cui lo Stato favorisce la delocalizzazione e fa concorrenza agli italiani sfruttando il valore evocativo del marchio Made in Italy che è il principale patrimonio del Paese ma è spesso banalizzato, usurpato, contraffatto e sfruttato”.
Il Pecorino e la Caciotta - spiega l’associazione - sono alcuni dei prodotti realizzati in Romania da Lactitalia Srl con latte rumeno ma commercializzati con nomi e immagini che evocano e sfruttano l’italianità. Lactitalia è una società partecipata dalla Simest, società per azioni controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Nelle delibere – sottolinea la Coldiretti - viene sancito l’impegno, “con particolare riferimento all’operato della finanziaria pubblica Simest che dipende dal Ministero dello Sviluppo Economico, ad intraprendere iniziative per impedire l’uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione dell’autentico Made in Italy”.
In particolare “si fa riferimento all’”utilizzo improprio di risorse pubbliche da parte della “Società italiana per le imprese all’Estero - Simest s.p.a.” (società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico) destinate a finanziare direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del Paese.
 

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