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Economia

Crisi: più di 4mila imprese anconetane a rischio chiusura

I dati dell'Osservatorio sulla Crisi della Cna: una su quattro licenzierà, più di 1000 sono artigiane. Per resistere si cercano nuovi mercati in Italia e si limano i guadagni

Oltre 4mila imprese anconetane, tra piccole e medie, dichiarano attualmente di pensare seriamente alla cessazione dell’attività entro il 31 dicembre 2011. Di queste, ben 1000 sono artigiane.
Come se non bastasse, si tratta oltre tutto di una previsione ottimistica, in quanto riferita alle imprese più dinamiche e quindi più “forti”: il campione che risponde all’Osservatorio lo fa infatti di propria spontanea iniziativa, ciò significa che si tratta di imprese leggermente più strutturate.

È un dato preoccupante quello emerso dall’ultimo report dell’Osservatorio sulla crisi della CNA provinciale di Ancona. Tutti gli indicatori sono sconfortanti: la quota delle imprese con attività stazionaria è sempre più elevata (supera il 60% dei casi) ma si tratta di imprese in condizione di stagnazione produttiva più che di stabilità.
La crisi colpisce alcuni settori più di altri: il 2011 si apre in positivo per il manifatturiero, dove il 27,6% delle imprese migliora i livelli di attività, il 23,7% li peggiora e quasi la metà (48,7%) li mantiene invariati.
Una condizione di più diffusa difficoltà riguarda le attività dei servizi (in miglioramento il 14,6%, in peggioramento il 26,8%) e, soprattutto, edilizia e impianti (in miglioramento il 24,4%, in peggioramento il 39%). Il saldo tra casi di miglioramento e di peggioramento è positivo solo per le attività manifatturiere.

Tra le principali attività manifatturiere la situazione peggiore risulta quella del legno-mobile dove circa due terzi delle imprese ha livelli di produzione in diminuzione e non si rileva nessun caso di aumento. Nella meccanica prevalgono decisamente i casi di miglioramento (36,7%) mentre nel sistema moda continua a dominane l’invarianza dei livelli produttivi (66,7%) che si configura più come una situazione di stagnazione.
Per le altre produzioni, che nella provincia hanno una particolare importanza (strumenti musicali,  plastica, trasformazione alimentare, ecc.) prevale il segno positivo.

Tra le misure che le imprese intendono adottare per fronteggiare la crisi primeggia ancora quella di ricercare nuovi mercati in Italia (31,7% delle imprese che hanno risposto), anche se la diffusione di tale “misura” è in calo rispetto agli scorsi anni. Continua invece a crescere l'idea che vadano ulteriormente ridotti i margini di guadagno: con il 31,7% dei casi è la prima voce per diffusione a pari merito con quella di nuovi mercati.
Aumenta la diffusione dell'ipotesi di ridurre il personale, ora al 25,4%.
Torna a crescere nel primo semestre 2011 il ricorso alla cassa integrazione guadagni che interessa il 16,6% del totale delle imprese che hanno risposto.
 

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