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Cronaca Osimo

Il papà pusher non ha un lavoro, ma una villetta da 300mila euro: scatta il sequestro

Operazione della Guardia di Finanza, il 45enne è in carcere dopo una condanna definitiva: pagava 500 euro al mese a un pensionato per custodire la droga nel suo terreno

Può un ex operaio disoccupato, sposato e con un figlio a carico, permettersi una villetta da 300mila euro e movimentare quasi mezzo milione sul proprio conto corrente? Impossibile, secondo la Guardia di Finanza di Ancona, tanto più che il soggetto in questione, un 45enne anconetano ma residente ad Osimo, è stato condannato quattro volte per il reato di spaccio e in passato era arrivato a pagare 500 euro al mese a un pensionato per custodire nel suo terreno agricolo la droga. Così, le Fiamme Gialle hanno provveduto a sequestrare l’immobile, una villetta a schiera ad Osimo, in cui l’uomo viveva con la moglie (anche lei condannata per spaccio nel 1999) e il bimbo piccolo, prima di essere trasferito in carcere, dove sta scontando una condanna a 3 anni di reclusione. 

L’operazione è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Ancona sotto il coordinamento della Procura Generale di Perugia che ha dato esecuzione al sequestro a carico del 45enne, condannato in via definitiva nel 2015 dalla Corte d’Appello di Perugia dopo un annullamento con rinvio della Corte di Cassazione. Da allora è cominciata una complessa attività investigativa eseguita dai militari del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Ancona insieme alla Guardia di Finanza di Perugia che fa parte dell’Ugeco (Ufficio gestione coordinamento e organizzazione), coordinati dal pm Dario Razzi. Sin dalla costituzione del gruppo di lavoro in seno alla Procura Generale di Perugia, è cominciato un minuzioso screening delle sentenze passate in giudicato per verificare se il condannato avesse acquisito beni patrimoniali di cui non poteva giustificare la provenienza per il valore sproporzionato rispetto al proprio reddito. Dagli accertamenti è emerso che il 45enne, pur dichiarando un reddito dal suo lavoro di operaio tra i 10 e i 15mila euro e addirittura un reddito quasi nullo dal 2012 in poi, ha movimentato sui propri conti correnti circa 450mila euro, utilizzati anche per l’acquisto di un immobile del valore di oltre 300mila euro.

Lo scompenso ha permesso di documentare il requisito della sproporzione, fondamentale per eseguire il sequestro: gli inquirenti, infatti, ritengono che quelle somme fossero frutto dello spaccio di stupefacenti, come i 2,5 chili di cocaina e hashish rinvenuti, in passato, in possesso del 45enne che era arrivato a pagare 500 euro al mese ad un pensionato per farsi custodire la droga nel suo terreno, ad Osimo, sperando così di non destare sospetti. Toccherà ora al condannato l’onere di dimostrare la legittima provenienza dell’origine della accumulazione patrimoniale: in caso contrario, il tesoretto verrà assegnato all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, per il loro impiego in finalità istituzionali e di utilità sociali. 

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