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Cronaca

Stuprata dal pusher nella casa dello spaccio, salvata dalla Polizia: poteva essere un'altra Desirée

Una storia i cui particolari ricordano troppo quella di Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina trovata morta in uno stabile occupato dopo essere stata stuprata e uccisa

L’eroina non lascia scampo, non lascia decidere ciò che è meglio per se stessi. Non c’è più libero arbitrio nella coscienza di una giovane che sa che il prezzo da pagare per quella maledetta, ennesima dose é lo stupro. E non lo teme perché il bisogno della sostanza è più forte della paura della violenza. Eppure è quanto accaduto ad un’anconetana di 22 anni, trovata dalla Polizia mercoledì scorso, durante l’irruzione nell’appartamento di via Giambattista Pergolesi 32. Si trovava lì, seminuda, sul letto della camera dell’uomo che qualche ora dopo sarebbe stato formalmente fermato dagli agenti della Squadra Mobile di Ancona, guidati dal capo Carlo Pinto (foto a sinistra). Erano circa le 9 del mattino quando, ancora sotto effetto Carlo Pintodell’eroina sniffata, è stata presa sotto l’ala protettiva della sezione “Reati contro la violenza di genere e crimini d’odio” della Questura di Ancona. Le poliziotte hanno atteso ore, aspettando che sfumasse l’effetto della sostanza, prima di provare pazientemente ad aprire una breccia in quella ragazzina, terrorizzata dall’idea di accettare che quanto accaduto, non fosse affatto normale. Poi ha cominciato a parlare, a raccontare mesi di violenze: almeno 15 stupri in 3 mesi, sempre da parte di quello che il gruppo di spacciatori nigeriani chiamava “il boss”. E lei pagava pure. Pagava denaro per la droga e poi pagava il prezzo più alto.

Stuprata nella casa dello spaccio, dentro le camere dell'orrore: le immagini - VIDEO

Sempre abusata da chi si approfittava del fatto che, annebbiata dalla droga, mai avrebbe avuto la forza di reagire. E forse è stata la sua fortuna perché, lo hanno confermato anche gli investigatori in una conferenza stampa, questa anconetana poteva essere un’altra Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina trovata morta in uno stabile occupato dopo essere stata stuprata e uccisa da un gruppo di spacciatori nigeriani. Stavolta però lo stupratore sarebbe uno. Si tratta di Isaac Adejoju Adetifa ed è il 36enne nigeriano che, al momento del blitz congiunto tra Mobile, Scientifica e Unità Cinofile, aveva aizzato un pitbull contro un agente dell’antidroga. Adetifa era stato accompagnato in questura con l’accusa di spaccio. Ma alla luce di quanto raccontato dalla ragazza, ora il 36enne è in stato di fermo con l’accusa di violenza sessuale, aggravata dallo stato di minorata difesa della vittima e spaccio di sostanze stupefacenti. Provvedimento reso ancora più saldo dalla firma con cui il Gip Giuliana Filippello ha convertito il fermo in misura di custodia cautelare in carcere. Infatti adesso il nigeriano si trova nel carcere di Montacuto, mentre gli altri 8 connazionali trovati nella casa dello spaccio stanno, uno ad uno, andando nei CIE, in attesa di essere espulsi dall’Italia. 

Blitz della polizia nella casa dello spaccio

Già, infatti i poliziotti avevano trovato altri 8 connazionali in quelle stanze del degrado. Erano a pochi metri dalla stanza del capo, di Adejoju Adetifa che, stando al racconto della vittima, avrebbe sempre abusato di lei tenendola ferma per i polsi o le caviglie. E lei, in qualche circostanza, avrebbe anche provato ad urlare. Ma non l’ha sentita nessuno, nessuno che vivesse in zona. In quel buco nero dimenticato dalla società civile, c'erano diversi altri componenti del gruppo: un vero clan che gestisce il monopolio di eroina, in un mercato monopolizzato da una rete etnica fatta solo di nigeriani, che ormai dettano le regole dello spaccio. Loro li sentivano eccome i lamenti. Ma nessuno ha mai cercato di fermare il boss mentre era chiuso in camera con “la sua donna”.  

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