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Cronaca Valle Miano / Via Monte Marino

Scuola assediata da hacker, truccati voti e presenze: in 54 rischiano il processo

Chiuse le indagini sul caso dell'istituto Savoia-Benincasa: nei guai 34 ex studenti e 20 genitori

C’è chi correggeva decine di entrate in ritardo o uscite anticipate, chi faceva sparire assenze ingiustificate. Qualcuno è arrivato a modificare un paio di brutti voti. Come? Semplice: con le password di due prof, rubate chissà in che modo. Entravano nel sistema informatico della scuola, collegato al server del Miur, e a quel punto era un gioco da ragazzi falsificare il registro di classe per presentarsi all’esame di maturità con un profilo migliore. 

Cinque in condotta

Il trucchetto è andato avanti per mesi, fra il settembre 2015 e il maggio 2016. Ma alla fine i furbetti dell’istituto superiore Savoia-Benincasa sono stati scoperti dalla preside Alessandra Rucci, grazie a laboriose indagini condotte dalla Polizia postale. All’epoca 8 studenti su 19 della 5° A dell’indirizzo tecnico-economico furono bocciati con un 5 in condotta. Praticamente mezza sezione non fu ammessa all’esame di Stato «per motivi educativi ed etici», spiegavano i componenti del consiglio di classe, in relazione al «comportamento di studenti maggiorenni di un corso giuridico-amministrativo che per tutto l’anno hanno commesso atti illeciti allo scopo di alterare la loro presentazione all’esame di Stato». A cui poi, comunque, furono ammessi, grazie a un ricorso presentato d’urgenza al Tar Marche e vinto. Tra l’altro alla fine tutti conseguirono il diploma di maturità. 

La cupola degli hacker 

Ma nel frattempo l’indagine, sotto il profilo penale, è andata avanti e si è allargata a macchia d’olio, fino a smascherare un vero e proprio sistema finalizzato a falsificare i registri di classe, non solo al Benincasa, ma anche allo scientifico Savoia. Perché un po’ tutti erano venuti in possesso di quelle credenziali magiche per accedere al server della scuola. E chi voleva coprire qualche magagna, tipo marinare la scuola o entrare dopo il suono della campanella, entrava e con un clic falsificava il registro di classe. Per questa condotta illecita oggi 54 persone (34 ex studenti e 20 genitori) rischiano un processo per i reati di pirateria informatica e manomissione di atti pubblici, per i quali la legge italiana prevede fino a 8 anni di carcere. Anche per questo gli avvocati stanno valutando la possibilità di ricorrere all’istituto della sospensione del procedimento con messa in prova (il volontariato in sostituzione del processo), previsto anche per gli adulti. Ai 34 hacker (tra cui 23 ragazze) e alla ventina di genitori - coinvolti perché l’hackeraggio spesso avveniva a casa, con le utenze telefoniche intestate a mamma e papà - il pm Daniele Paci ha notificato nei giorni scorsi l’avviso di chiusura delle indagini preliminari, ma non ha ancora formulato la richiesta di rinvio a giudizio. Sono assistiti da 23 avvocati diversi: Alessio Stacchiotti, Andrea Dotti, Andrea Rossolini, Andrea Speciale, Antonella Devoli, Claudia Magnalardi Baffetti, Davide Mengarelli, Emanuela Bruno, Emanuele Paladini, Francesca Gemini, Gabriele Gusella, Giacomo Curzi, Manuel Piras, Marco Fanciulli, Marica Pezzani, Mario Scaloni, Maurizio Incontri, Michele Di Ruggero, Roberta Di Martino, Siusi Casaccia, Stefano Gregorio, Tommaso Rossi e Vincenza Montoneri. 

Bastava un clic 

Era prassi abituale al Savoia-Benincasa ritoccare il registro informatico. Ma c’è chi avrebbe davvero esagerato. Un’ex studentessa dell’indirizzo giuridico, all’epoca 19enne, sarebbe entrata abusivamente nel server 59 volte per correggere 6 assenze di fila e 25 ingressi in ritardo. Molti questo facevano, secondo la procura: con un clic insabbiavano i classici “seghini”, detta all’anconetana. Ma c’è chi si è spinto oltre. Un ragazzo (e per questo è accusato in concorso anche il padre) avrebbe ritoccato un paio di brutti voti. Un altro si sarebbe attribuito un giudizio positivo, oltre a far sparire ingressi tardivi in classe. Chi più, chi meno, la polizia postale ha accertato che 34 studenti, in quell’annata 2015/16, hanno fatto ricorso a queste acrobazie digitali per presentarsi all’esame di maturità con un’immagine migliore. Hanno accettato il rischio (poi rientrato) di essere bocciati, ma probabilmente hanno sottovalutato i risvolti penali della loro gravissima condotta per la quale ora potrebbero finire alla sbarra. 

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