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Cronaca Corinaldo

La discoteca era un magazzino, documenti falsi per avere le licenze: indagata la Commissione

Nuova raffica di indagati nell'ambito dell'indagine sulla Strage di Corinaldo, con una nuova accusa e nuovi retroscena sulle condizioni di insicurezza della discoteca

La Lanterna Azzurra Clubbing, quella che tutti chiamavano discoteca, quella dove lo scorso 8 dicembre sono morte asfissiate 6 persone in fuga da una calca umana nel panico, era in realtà un “magazzino agricolo”. Già, perché così è ancora oggi classificato. Emerge questo dalle indagini della Procura di Ancona che, proprio alla luce di questo fatto e di tutta una serie di condizioni di sicurezza mai applicate, ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di quella che comunque passerà alla storia della cronaca come la “discoteca della strage di Corinaldo”. Di sicuro la Lanterna Azzurra non aprirà più per molto tempo. Ma nel frattempo sono anche proseguite le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto Operativo di Ancona, al lavoro per rispondere ad una domanda cruciale: se quel locale era pieno di irregolarità, come si legge nella relazione dei periti incaricati dai pm, come è possibile che proprietari e gestori avessero ottenuto la licenza per trasformare un magazzino in una discoteca? Per gli inquirenti, da una parte c'è chi ha prodotto documenti falsi, dall'altra c'è chi quei docuenti non li ha mai verificati. E allora si aggiungono nuovi nomi a quelli già iscritti nel registro degli indagati. Si tratta di tutti i componenti della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo dell'Unione dei Comuni Misa Val Nevola. Sono almeno 9 le nuove persone sotto inchiesta. Tra questi il sindaco di Corinaldo, i vigili del fuoco e i funzionari dell’Asur, più 2 consulenti che, a suo tempo, avevano presentato la documentazione in Commissione per ottenere i permessi di organizzare eventi. I primi non avrebbero verificato la documentazione prodotta, i secondi avrebebro prodotto documenti artefatti ad arte. 

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C'è un nuovo reato contestato

Per tutti le accuse sono 3. La prima è il concorso nell’omicidio colposo plurimo aggravato. La seconda è il falso ideologico in atto pubblico perché, secondo la Procura, i consulenti avrebbero prodotto documenti falsi, che i membri della Commissione non avrebbero mai controllato, rilasciando così un parere favorevole alla Lanterna Azzurra che mai sarebbe dovuto essere rilasciato. Non solo perché ora si aggiunge anche un nuovo reato, il terzo: disastro colposo aggravato, che vale non solo per i nuovi indagati, ma anche per i proprietari e i gestori del locale, la cui posizione si aggrava ulteriormente. 

Il motivi del sequestro e le gravi carenze della Lanterna Azzurra

E’ vero, la Lanterna Azzurra è sempre stata sotto sigilli dopo quella notte. Ma prima si trattava di un sequestro probatorio, cioè finalizzato ad impedire l’accesso a chiunque potesse intralciare le indagini e il lavoro di raccolta di indizi da parte degli inquirenti. Ora è diverso. A breve i proprietari del locale avrebbero potuto anche avanzare richiesta di dissequestro del locale, potendo così tornare, almeno idealmente, ad usarlo per nuove feste o concerti. Quella di oggi è invece l’applicazione di una vera misura cautelare reale. E’ firmata dal Gip ed è volta ad impedire che possa riaprire al pubblico perché, in queste condizioni, è altissimo il pericolo che si consumino gli stessi reati. Non ci sono i presupposti per “gravi carenze della struttura, che la rendono inidonea alla destinazione a locale di pubblico spettacolo e tale da non garantire, in caso di emergenza, le necessarie condizioni di sicurezza”. Quali sono queste gravi carenze?

Altro che discoteca, era un magazzino

Sicuramente proprio il fatto che l’immobile risultasse tuttora classificato come “magazzino agricolo”, visto che il suo cambio di destinazione d’uso non è mai stato formalmente rilasciato. Non è mai stato, di conseguenza, rilasciato alcun certificato di agibilità urbanistica. Inoltre la pseudo discoteca, si trova in un’area urbanisticamente incompatibile con una destinazione d’uso a locale di pubblico spettacolo.

L'uscita di sicurezza, la rampa e le balaustre 

Secondo, l’uscita di sicurezza dove quella maledetta notte morirono i 6 angeli di Corinaldo, è risultata strutturalmente inidonea per essere usata come uscita di sicurezza. Infatti, lo scivolo e la scala a ventaglio sono prive dei necessari dispositivi di sicurezza; il punto di raccolta collegato è inadeguato, privo di illuminazione e di idonee segnalazioni dell’uscita esterna; le due balaustre (di fattura artigianale e in stato di ossidazione avanzata e inglobate in vegetazione rampicante, non sono adatte a sopportare la spinta e gli urti di un rapido deflusso di una massa di giovani terrorizzati come lo erano i ragazzi arrivati quella sera per ascoltare il trapper Sfera Ebbasta.

Il sistema di areazione e il numero dei presenti 

Terzo, le caratteristiche tecniche delle vie di esodo e del sistema di areazione del locale sarebbero tali da non poter consentire l’ingresso di 871 persone, cioè il numero massimo ufficiale indicato nella licenza rilasciata il 20 ottobre 2017. 

I nuovi indagati e le accuse

Sono indagati tutti i componenti Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo dell'Unione dei Comuni Misa Val Nevola, che, in teoria, avevano verificato i documenti prodotti dalla Magic Srl, la società che gestiva la Lanterna Azzurra, per ottenere le licenze.   Poi avevano impartito una serie di prescrizioni e infine, avrebbero anche dovuto controllare che quelle prescrizioni fossero rispettate. Controlli che, stando a quanto dichiarato da Marcello Mangione, perito nominato dalla Procura di Ancona per dare un quadro delle condizioni di sicurezza del locale, nessuno ha poi verificato se le stesse fossero state messe in pratica. Ecco perché le posizioni di tutti i membri della Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo e tecnici, sono attualmente sotto la lente della Procura dorica. 

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