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Cronaca

“Mollo tutto e vado in campagna”: ecco le storie di chi ce l’ha fatta

C’è chi faceva l’impiegata al Nord e ora alleva capre, chi da progettista è diventato vignaiolo, chi prima vendeva acciaio tedesco e ora produce marmellate con frutti dimenticati

C’è chi faceva l’impiegata al Nord e ora alleva capre, chi da progettista è diventato vignaiolo, chi prima vendeva acciaio tedesco e ora produce marmellate con frutti dimenticati, chi ha lasciato una  multinazionale di abbigliamento per fare Lacrima di Morro d’Alba Doc.
Sono solo alcune delle storie marchigiane di persone che hanno mollato tutto per andare a vivere in campagna costruendosi un futuro in agricoltura, come emerso dal salone allestito al Palalottomatica di Roma Eur per l’Assemblea Nazionale della Coldiretti.
All’appuntamento hanno preso parte settecento imprenditori agricoli della regione, guidati dal presidente Giannalberto Luzi. Un’occasione per mettere in luce gli elementi di successo del modello di sviluppo dell’agricoltura italiana che è l’unico settore a far registrare un aumento nel Pil, nelle esportazioni e nell’offerta di lavoro.

LE STORIE. Jessica Masullo, ad esempio, faceva l’impiegata in una ditta sul lago di Garda, mentre il marito Marco svolgeva la professione di idraulico. Mestieri evidentemente poco soddisfacenti perché hanno deciso di trasferirsi nelle Marche, a Pollenza (Macerata) dove i genitori di lui avevano un po’ di terra. Sono partiti con una sola capretta e oggi sono arrivati a cinquanta capi, dai quali ricavano latte (ottimo per sostituire quello materno), yogurt e formaggio che vendono direttamente al consumatore, in azienda, nei mercati di Campagna Amica.

ANTONIO E RAIKHAN. Antonio Errani vendeva acciaio per multinazionali tedesche come la Krupp quando ha incontrato Raikhan Zholdaspayeva, kazaka con un negozio da parrucchiera. Hanno messo nel cassetto bulloni e spazzole e aperto un’azienda biologica, La Coccinella, a Castelplanio (Ancona) dove coltivano antiche varietà di frutti quasi scomparsi con cui producono confetture e succhi.

PAOLO. Sempre nell’Anconetano è venuto a vivere Paolo Guglielmi, romano con l’aspirazione di fare il broker in borsa. Ad un tratto si è reso conto che non era questa la vita che faceva per lui e ha deciso di tornare nelle Marche, regione di cui la sua famiglia è originaria. A Monte San Vito (Ancona) ha avviato così le prime agricolonie, campi scuola in campagna per far trascorrere ai bambini tempo a contatto con la natura e scoprire tempi e sapori del mondo agricolo.

NICO. Una vicenda simile a quella di Nico Speranza, che faceva la progettazione per un’azienda veneta prima di mollare tutto e tornare nel Fermano, avviando a Monsampietro Morico una cantina ecosostenibile, dove l’energia è assicurata da un impianto geotermico e da uno fotovoltaico.  

MASSIMO E CAROLINE. Massimo e Caroline Palmieri lavoravano a Milano. Lui faceva il tour operator, lei l’addetta al marketing in una multinazionale di articoli sportivi. Mestieri mollati dall’oggi al domani per trasferirsi in Vallesina, a San Marcello (Ancona) dove sono partiti con un campo di cipolle e oggi producono un Lacrima di Morro d’Alba già premiato dal Gambero Rosso.

FRANCESCA. Francesca Gironi qualche anno fa ha abbandonato l’impiego come account in un’agenzia di comunicazione e ha deciso di fare della passione per la campagna e per i cavalli il suo lavoro. E’ nata così l’azienda agricola Le Noci di Staffolo, che svolge attività di fattoria sociale per il reinserimento lavorativo dei disabili, oltre all’ippoterapia.

MARCO. Marco Tomasi faceva, invece, l’editore prima di avviare un’azienda biologica a Camerino. Qui ha iniziato a coltivare grano e cereali biologici da trasformare in farina e, successivamente, in basi per la pizza, con cui rifornisce la prima Agripizzeria di Jesi.

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