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Cronaca

L’incubo di Luana, tormentata dall’ex. Le botte e la paura: «Vivo con la morte alle spalle, ho già fatto testamento»

L’uomo ha perso la potestà genitoriale ed è in corso un processo per maltrattamenti in famiglia e minacce. «Ma la persona reclusa sono io»

ANCONA – Lo sguardo di Luana (nome di fantasia), dietro agli occhiali da vista, cambia ogni volta che il cellulare segnala l’arrivo di un messaggio. Potrebbe essere lui, l’ex marito che, racconta lei, oltre a due figli le ha regalato quattordici anni da incubo. L’uomo soffre di problemi psichiatrici ed è gravato dall’ordinanza che vieta avvicinamento e contatti con Luana anche per interposta persona. Ordinanza aggravata lo scorso marzo visto che la precedente prevedeva il divieto di avvicinamento, ma non di comunicazione. Aggravio arrivato solo dopo le innumerevoli integrazioni alla denuncia presentate alla procura tramite i carabinieri ma che, dice la ragazza, lui continua a non rispettare: «L’ultimo messaggio mi è arrivato stamattina (ieri). Dov’è l’applicazione del codice rosso? Ancora oggi quando esco di casa sento di vivere con la morte alle spalle, ho più ossa frantumate io che non so chi, è da quando avevo 25 anni che ho fatto testamento», racconta ripensando a quel matrimonio ma anche all’oggi quasi surreale.   

Il processo e le accuse

L’uomo ha perso la potestà genitoriale ed è in corso un processo per maltrattamenti in famiglia e minacce. «Però sono io quella reclusa- dice Luana- non esco praticamente mai. Cambio anche posti dove fare spesa. Mia figlia per tornare a casa da scuola decide di spezzare il tragitto cambiando più autobus, dal 2021 anche lei non esce praticamente più per paura di incontrarlo. Lui si è presentato anche nel mio vecchio luogo di lavoro, ha minacciato il titolare, che è stato anche citato come testimone nel processo, e io sono stata licenziata». Oggi, la paura di Luana è che il mancato rispetto del divieto di comunicazione possa trasformarsi in un avvicinamento fisico. Un nuovo compagno? «Non posso averlo, perché chiunque sa di questa storia scappa via». Tra gli episodi al vaglio della magistratura ci sono aggressioni con la faccia schiacciata contro il muro e le frasi: «Ti apro a metà», oppure messaggi del tipo: «Qualsiasi persona con cui ti trovo ti faccio passare le pene dell’inferno, do un destro sui denti a te e a lui, in confronto questi sono zuccherini». In un caso Luana è stata sorpresa in auto dall’ex che, spuntando dai sedili posteriori, l’ha afferrata per i capelli davanti ai bambini. A gennaio scorso le aveva inviato una foto ritraendola mentre camminava, facendole capire che la seguiva e conosceva i suoi spostamenti. 

L’incontro

Si sono conosciuti nel 2006, lei aveva 19 anni, lui coetaneo. «L’inizio era normale, poi quando sono entrata dentro casa sua è stato catastrofico, sono iniziate le violenze fisiche e verbali- racconta la ragazza- la prima volta, da ubriaco, è stato violento fuori da casa sua. Dopo una lite stavo tornando a casa dei miei, lui ha rotto il finestrino dell’auto e ha tolto le chiavi per poi iniziare a picchiarmi. Le botte me le dava anche quando ero incinta». La furia era stata interrotta dai carabinieri e ancora oggi Luana ringrazia i militari del Norm di Ancona, gli unici capaci di farla sentire (per quanto possibile) al sicuro: «Una volta mi ha dato un pugno in faccia e sono caduta nella vasca da bagno, mi aveva incrinato l’osso del collo, ma quello che mi ha fatto andare via è stato quado ha messo le mani addosso a mia figlia, le ha messo le mani al collo quando aveva 12 anni. Non succedeva solo da ubriaco, ma anche nelle poche volte in cui era sobrio». 

La separazione

Luana arriva al punto di dire basta, cambia abitazione e porta con sé i bambini. «Lui continuava a non lasciarmi in pace, tutto il giorno tuttora mi manda messaggi e chiamate. In passato mi aveva detto che se non può avere lui i bambini non li avrei avuti più neppure io, che se mi vede con un uomo accanto mi toglie dal mondo. Quando non rispondo io alle chiamate, contatta mia figlia». Oggi Luana mantiene i suoi ragazzi con due lavori. Parla del suo incubo davanti a un bicchiere d’acqua con un’inquietante serenità: «So’ che in un modo o nell’altro questa storia finirà» e ripete: «Sì, il mio testamento è pronto da anni». 
 

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