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Cronaca Monsano

Monsano, aggressione a sprangate fuori dal discoteca: a processo

I giovani imputati sono agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Da lì si dichiarano innocenti e convinti che ci sia stato un errore nell'individuazione degli aggressori di quella notte

Uno dei due ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. Il gup Francesca Zagoreo non solo ha rigettato, ma ha anche rinviato a giudizio tutti e due. Si tratta di U. S., 19 anni e A. D. R. 20 anni. Sono i due rom accusati del pestaggio di Francesco Ciocci, il 22enne di Filottrano preso a sprangate in faccia dopo esser intervenuto in difesa di un amico, vittima di rapina la notte del 12 ottobre scorso. Ieri il giudice ha deciso che i due indagati debbano subire un processo in piena regola. C’è anche un terzo, un minorenne, che ha intrapreso una strada giuridica diversa e sarà giudicato dal Tribunale per i Minorenni. 

Secondo le accuse sono stati loro ad aver bloccato un ragazzo, amico di Ciocci, all’uscita da un locale di Monsano dopo una serata in discoteca. Sarebbe stato il Laura Versace copia-2minorenne a rapinarlo. Poi sarebbero stati sempre loro ad accerchiare Ciocci quando questo si è messo in mezzo, a protezione dell’amico a cui stavano portando via il cellulare. Sarebbero stato di loro, forti della bestialità del branco, ad impugnare la spranga di ferro per poi sferrarla contro il 22enne, spaccandogli la mascella. I giovani rom, difesi dagli avvocati  Silvia Pennucci e Francesco Linguiti, sono accusati di lesioni aggravate dai futili motivi.

Le vittime, dal canto loro, si sono costituite parte civile tramite l’avvocato Laura Versace (in foto) e Ivana Ballante. Una decisione dettata dalla volontà di avere giustizia perché, come è emerso in udienza, non ci sarebbe mai stato un motivo minimamente comprensibile per giustificare una brutalità del genere. E nel corso dei mesi, non è mai arrivata una parola di scuse o di vicinanza per le vittime. Nulla. E allora, siccome non si può rischiare le pelle solo per essere passati nel posto sbagliato al momento sbagliato, il giudice ha deciso che si apra un processo processo pubblico in cui si formeranno tutte le prove e si chiarisca a fondo l’intera vicenda. Il tutto mentre i giovani imputati sono agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico dichiarandosi innocenti e convinti che ci sia stato un errore nell’individuazione egli aggressori. 

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