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Sparatoria contro extracomunitari, Carancini: «basta polemiche, ora serve riflettere»

Sono le parole del sindaco di Macerata Romano Carancini, che interviene dopo il vertice tenutosi in Prefettura alla presenza del ministro Minniti

“L’odio e la rabbia non possono sopraffare il rispetto delle persone, che deve venire prima di tutto”. Sono le parole del sindaco di Macerata Romano Carancini, che interviene dopo il vertice tenutosi in Prefettura alla presenza del ministro Minniti sul grave fatto di violenza che sabato ha visto la città assistere al ferimento di sei immigrati a colpi di arma da fuoco per mano del 28enne Luca Traini, a bordo di un’auto ha seminato il panico per alcune ore.

“Quello che sta accadendo in questi giorni in città è inaccettabile – prosegue il sindaco riferendosi anche all’uccisione di Pamela Mastropietro –. L’odio, che non può attraversare i colori della pelle delle persone, va lasciato da parte per fare spazio alla riflessione, alla responsabilità e al ragionamento. Intendo comunque rassicurare i cittadini: Macerata è e resta una città accogliente e la violenza non fa parte del suo codice genetico. In momenti come questo la coesione sociale e politica diventa l’elemento fondamentale per rasserenare gli animi e non creare divisioni. D’altra parte, i maceratesi hanno sempre dimostrato di sapersi unire nei momenti più difficili. Sulla sicurezza in città siamo, ora e da sempre, al fianco delle forze dell’ordine, che stanno operando con indiscutibile competenza ed efficacia. Voglio ringraziare il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, il ministro Marco Minniti e il prefetto Roberta Preziotti per la vicinanza e l’impegno concreto. Infine voglio ribadire che dobbiamo essere tutti dentro un contesto di comunità. Non si possono, anche attraverso i media, lanciare percorsi di odio, direttamente o indirettamente. Nessuno qui è fuori. L’ultimo appello lo lancio a chi ha responsabilità politiche:

"Non è accettabile, dopo quello che è successo, che continuino a proliferare affermazioni che non fanno degna una persona. Viviamo i prossimi giorni con grande senso di responsabilità e usando la testa, immaginando che siamo dentro una comunità e che non conta il colore: il sangue di Pamela e quello dei feriti è identico”.

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