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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Le Marche a rischio frane e alluvioni: i dati Legambiente

Presentato a Roma da Ecosistema Rischio 2011, emerge un quadro di ritardi nella prevenzione e nell'informazione dei cittadini. Senigallia fra i comuni più virtuosi

"Ancora ritardi nella prevenzione e nell’informazione ai cittadini mentre troppo cemento invade fiumi, ruscelli e fiumare, come pure aree a ridosso di versanti franosi e instabili". È questa in sintesi la situazione che emerge da Ecosistema Rischio 2011, l’indagine realizzata da Legambiente con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile, che ha monitorato le attività di prevenzione realizzate da oltre 1.500 fra le 6.633 amministrazioni comunali italiane classificate a rischio idrogeologico potenziale più elevato.
A fronte di ingenti risorse stanziate per il funzionamento della macchina dei soccorsi, per l’alloggiamento e l’assistenza agli sfollati, per supportare e risarcire le attività produttive e i cittadini colpiti e per i primi interventi di urgenza, è evidente l’urgenza di maggiori investimenti in termini di prevenzione e manutenzione dei corsi d’acqua, di cui avrebbe sempre più bisogno l’Italia.


LE MARCHE. Il 60% dei comuni interpellati per il dossier Ecosistema rischio ha dichiarato di aver svolto regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica (dato nazionale: 69%), e il 61%di aver realizzato opere per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua o di consolidamento dei versanti franosi (dato italiano: 70%). Tuttavia, fa notare Legambiente, questi intervent, se non eseguiti adeguatamente e sulla base di attenti studi per valutarne l’impatto su scala di bacino, rischiano in molti casi di accrescere la fragilità del territorio piuttosto che migliorarne la condizione, e di trasformarsi in alibi per continuare a edificare lungo i fiumi e in zone a rischio frana.

Intanto, le delocalizzazioni procedono a rilento: soltanto 3 comuni intervistati - appena il 3% a fronte di un dato nazionale del 4% - hanno affermato di aver intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo.
Le delocalizzazioni delle strutture presenti nelle aree esposte a maggiore pericolo e gli abbattimenti dei fabbricati abusivi, spiega il cigno verde, rappresentano una delle principali azioni per rendere sicuro il territorio, anche attraverso interventi di rinaturalizzazione delle aree di esondazione naturale dei corsi d’acqua volti alla mitigazione del rischio.

Altro punto dolente riguarda l’informazione alla popolazione sui rischi idrogeologici, sui comportamenti da adottare in caso di pericolo, sui contenuti del piano d’emergenza e sulla formazione del personale. Purtroppo, solo il 35% (in Italia il 33%) dei municipi che hanno risposto al questionario di Ecosistema rischio ha organizzato iniziative rivolte ai cittadini, ma il 42% ha predisposto esercitazioni per testare l’efficienza del sistema locale di protezione civile (dato maggiore di quello nazionale, che è il 29%).

SENIGALLIA. Quest’anno nessun comune raggiunge la classe di merito “ottimo” nella classifica predisposta da Legambiente sulla mitigazione del rischio idrogeologico, ma il comune Senigallia è nell'elenco dei virtuosi con il punteggio di 8,5: questi comuni hanno dichiarato di aver realizzato interventi di delocalizzazione, di aver svolto  un’ordinaria attività di manutenzione delle sponde e delle opere di difesa idraulica, di aver effettuato interventi di messa in sicurezza, di avere piani d’emergenza dedicati al rischio idrogeologico aggiornati, di averli fatti conoscere ai cittadini e verificati attraverso esercitazioni.

I risultati dell’indagine sono stati presentati questa mattina, presso la sede romana di Legambiente, dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, dalla direttrice nazionale di Legambiente, Rossella Muroni, e dal responsabile nazionale protezione civile di Legambiente, Simone Andreotti.
 

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