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Cronaca Centro storico / Piazza del Plebiscito

Respinto l'80% delle richieste d'asilo, 300 migranti protestano sotto la Prefettura

Alta tensione all'arrivo degli autobus, quando i migranti sono scesi in piazza Kennedy e hanno bloccato il traffico. La Polizia è riuscita a far confluire il gruppo in piazza del Papa dove aveva sede la protesta

La Commissione territoriale per la protezione internazionale respinge circa l’80% delle richieste di asilo politico nelle Marche e scatta la protesta. Erano più di 300 i migranti arrivati da tutta la regione per manifestare la loro rabbia in piazza del Papa, sotto gli uffici della Prefettura. A spiegare i perché della mobilitazione è stato Bai, un 24enne del Mali arrivato un anno fa in Sicilia su un barcone partito dalla Libia, che ha detto: «Noi vogliamo il permesso di soggiorno che riconosca il nostro status di rifugiato. Vogliamo restare in Italia e senza quel documento non possiamo viaggiare, non possiamo lavorare, non possiamo vivere in modo dignitoso. Noi chiediamo che venga accolta la nostra richiesta di asilo politico». Eppure per la maggior parte dei manifestanti la Commissione si è già espressa dopo aver analizzato ogni singolo caso. Dunque perché un così ampio diniego? «Non lo so - ha continuato Bai - Io so solo che non posso tornare in Mali perché ci sono problemi politici che coinvolgono la mia famiglia».

Una protesta autorizzata dalla Questura di Ancona e svoltasi regolarmente. Minuti di tensione all'arrivo dei pullman provenienti dalla provincia di Macerata. Erano circa le 10:00 quando i richiedenti asilo sono scesi in piazza Kennedy e si sono posizionati in mezzo alla strada, bloccando il traffico cittadino all’ora di punta. Immediato l’intervento de i reparti Mobile e Celere della Polizia di Ancona che, guidati dal capo Virgilio Russo, hanno prima posto un blocco che impedisse ai manifestanti di risalire il corso per poi incanalarli in via Gramsci per raggiungere piazza del Papa, dove si è poi svolto regolarmente il presidio per l’intera mattinata. I migranti hanno esposto striscioni e gridato la loro rabbia all’indirizzo della Prefettura: “Noi siamo qui e non ci potete cancellare con un timbro in un ufficio. Questa è la nostra carne e la nostra pelle” recitava uno striscione. Ma anche messaggi di speranza come quello di alcuni cittadini “Non uccidete le nostre speranze”. Speranze che si accompagnano alla paura, quella di entrare in una condizione di clandestinità e tornare così da richiedenti asilo alla condizione di “invisibili”. «Io sono qui da 5 febbraio 2014. Sono senza lavoro, senza documenti ed è dura. Volete che rubiamo, che vendiamo la droga? - si è sfogato un 29enne del Senegal che ha chiesto di restare anonimo - Come possiamo stare in Italia senza lavoro, una casa e dei documenti? Non sto rubando, non sto vendendo la droga perché io sono onesto. Dateci la dignità. Non so gli altri, ma io ho la prova di scappare dalle violenze del mio paese e le porterò alla Commissione». Ma come loro ce ne sono tantissimi provenienti dal Mali, Senegal, Gambia, Nigeria, Libia, Pakistan. Tutti giovani, tutti uomini. Come Zaccaria, 28enne anche lui del Senegal che fugge dal conflitto armato per l’indipendenza della Casamance (regione del Senegal): «Noi quando siamo arrivati qui, abbiamo cominciato ad andare a  scuola e adesso ci dicono che dobbiamo tornare a casa. Vogliamo che la Commissione dica di sì alle nostre richieste e ci rilasciano i permesso di soggiorno. Perchè senza documento non possiamo fare niente e noi non vogliamo più passare il tempo nei centri di accoglienza a non fare niente. E’ come una galera. Noi siamo fuggiti per il nostro futuro, per cui lasciateci cercare un lavoro». «Sono fuggito perché nel mio villaggio facevano i rastrellamenti e se non ti arruolavi con loro morivi - ha raccontato Soriba, anche lui del Centro Africa - Sono arrivato in Libia e mi sono imbarcato. Abbiamo viaggiato 3 giorni e 3 notti. Ci sono state delle violenze sul barcone ma mi sono salvato. La Commissione ha respinto due volte la mia richiesta e ora sono clandestino, ma no capisco perché ci trattano così. Io per quasi due anni ho studiato a scuola e adesso mi dicono che devo tornare a casa. Non è giusto».

Richiedenti asilo protestano in piazza del Papa

Intanto una delegazione di migranti è veniva negli uffici di una Prefettura blindata da un cordone di Polizia che, con un’auto e un blindato, ha formato un quadrato di protezione. I manifestanti hanno parlato con la presidente della Commissione Protezione Internazionale Marisa Marchetti e il capo di Gabinetto della Prefettura di Ancona Angela Buzzanca. Un incontro che non avrebbe convinto i migranti, tornati in piazza senza una risposta, ma solo con la promessa che entro un mese la Commissione avrebbe analizzato le richieste in itinere. E allora è di nuovo esplosa la rabbia dei migranti che, senza mai fare violenza, hanno cominciato a fischiare, cercando di avvicinarsi al portone di ingresso (GUARDA IL VIDEO). Tentativo reso vano dal cordone della Polizia che ha stretto il “quadrato”, impedendo qualsiasi contatto con l’ingresso della Prefettura. Non senza difficoltà, i manifestanti hanno sciolto il presidio intorno alle 12:30. E se fra un mese la Commissione non dovesse cambiare idea? «Allora noi torneremo qui e saremo più di oggi» ha detto uno dei rappresentati. E va detto che la Commissione ormai si è espressa. Dunque per chi ha visto respinta la propria richiesta di asilo politico, non resta che il ricorso in tribunale. 

Nel pomeriggio è poi arrivato un comunicato della Prefettura di Ancona: “Su incarico del Prefetto di Ancona, Antonio D’Acunto, una delegazione composta da cittadini di diverse nazionalità (Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mali, Pakistan e Bangladesh) è stata ricevuta in Prefettura dal Presidente della Commissione per la protezione internazionale e dal Capo di Gabinetto. Nel corso del colloquio è stato illustrato agli interessati che l’esito positivo delle istanze è subordinato alla sussistenza dei requisiti previsti dalla Convenzione di Ginevra. La manifestazione si è conclusa senza turbative per l’ordine pubblico”. Mentre il Gus (Gruppo Umana Solidarietà) ha già annunciato che chiederà un tavolo con la Preffettura. ‘«Le preoccupazioni dei manifestanti sono in molti casi legittime: chiederemo anche noi un incontro alla Commissione territoriale per la protezione internazionale, che peraltro ha già fatto un gran lavoro smaltendo l’arretrato - ha detto il presidente del GUS Paolo Bernabucci, commentando la protesta dei richiedenti asilo oggi ad Ancona - Il Gus opera da anni in progetti di supporto ai profughi, e Bernabucci sottolinea come a volte ''i muri che si costruiscono non sono solo quelli fatti di filo spinato, ma muri di ignoranza e burocrazia'. E' anche vero che rispetto ad altre realtà italiane, ad Ancona la percentuale di richieste di asilo respinte dalla Commissione competente è ''molto alta, sfiora l'80% delle domande esaminate.

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