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Cronaca

«La loro vita era fare soldi facili e cazzeggiare, condannateli tutti senza attenuanti»

Secondo quanto emerso dalla requisitoria del pm Paolo Gubinelli, uno della banda aveva comprato un taser ed era pronto ad usarlo: «Pensate come sarebbe potuta andare se lo avessero usato»

C’è un’intercettazione in cui uno degli imputati si chiede: «Ma noi rubiamo perché siamo piccoli di testa?». «No, - risponde Di Puorto - Rubiamo perché ci piacciono i soldi. A me piace fare i soldi e provo piacere quando inc….. la gente». Si potrebbe concentrare tutta qui l’immagine della banda delle collanine, considerata responsabile della strage di Corinaldo. E’ la fotografia con cui ha aperto la requisitoria il pm Paolo Gubinelli che, senza mai entrare in giudizi morali o fare richiami a questioni di pancia, ha percorso la strada della razionalità delle prove. Ha riavvolto il nastro delle indagini condotte dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Ancona per definire la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018. «Non un incidente o frutto di eventi causali, - ha detto Gubinelli - ma la conseguenza delle azioni di chi, in modo programmato e coordinato, usava lo spray al peperoncino per rapinare, per fare soldi, perché le loro giornate erano scandite dal fare soldi facili e, scusi giudice se uso questo termine ma rende l’idea, cazzeggiare. Nella loro concezione rubare è bello e facile. Bello perché senza fatica fai soldi e te li godi. Facile perché senza rischi, dato che hanno sempre agito con professionalità, in modo coordinato, repentino e con lo spray al peperoncino. Trovarli sarebbe stato come trovare un ago in un pagliaio. Bè noi lo abbiamo trovato, anzi abbiamo trovato diversi aghi in quel pagliaio». 

Le richieste di condanna

Per questo alla fine, dopo 6 ore di requisitoria, la Procura di Ancona ha chiesto la condanna di tutti gli imputati ad un totale di 102 anni e 9 mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale, associazione per delinquere, lesioni personali e una quarantina di rapine e furti con strappo commessi in varie discoteche d’Italia, sempre con l’uso dello spray urticante per generare confusione. In particolare i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai (foto a Da sinistra a destra Valentina Bavai, Paolo Gubinelli e Monica Garulli-2sinistra), tenendo conto dello sconto di di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato, hanno chiesto: per Di Puorto 18 anni, per Mormone 18 anni, per Cavallari 17 anni e 3 mesi, per Akari 16 anni 10 mesi, per Haddada 16 anni e 7 mesi, per Amouyah 16 anni e 1 mese.

L'analisi della tesi accusatoria (Gubinelli)

Nessuna attenuante per la gang che gli stessi accusatori hanno definito “una macchina di guerra”. Altro che bande rivali, come gli stessi imputati hanno sostenuto di essere nella scorsa udienza. Secondo l’accusa tutti i 6 si muovevano in gruppi diversi, ma hanno sempre fatto parte della stessa banda e la prova schiacciante sarebbe proprio nelle varie intercettazioni telefoniche in cui i 6 parlano dei loro colpi, commentano le loro gesta e mai si fanno la guerra. Anzi, la guerra aperta c’era, ma era con gli altri gruppi, quelli sì rivali, dei genovesi e dei torinesi. «Difficile pensare che quella sera fossero tutti lì a fare rapine per caso» ha ribadito Gubinelli, che ha poi elencato una serie di elementi a riprova del fatto che la banda della Bassa Modenese era una vera gang organizzata e capace di mettere a segno furti e rapine in maniera coordinata e seguendo uno schema: si entra ad una certa ora, si attende il momento di massima confusione nella discoteca, cioé quando i vocalist annunciano l’arrivo dell’artista che deve fare il dj set e nella pista viene sparato il fumo «bianco e denso» coreografico. Lì si spruzza lo spray al peperoncino, si strappa la catenina e la si passa rapidamente ad un complice che scompare in pochi attimi. La notte di Corinaldo, la banda sarebbe entrata in azione alle 00,45 e alle 00,51 c’era già il panico. «Se il Gup avrà la pazienza di studiare bene l’istogramma con cui i Ris hanno ricostruito la presenza di capsiceina e diidrocapsaicina nella Lanterna Azzurra, si accorgerà di come i punti in cui il gas era concentrato, erano i punti esatti in cui sono stati commessi i 3 furti a danno delle 3 vittime e che lo spray era diretto sempre verso l’interno della pista, proprio perché era finalizzato a prendere e scappare verso l’esterno. Ma cos’è questa se non una struttura coordinata in cui si poteva ricoprire un ruolo, fare soldi facili e vivere bene con quei soldi?». Insomma un’associazione per delinquere fatta di 6 persone che, guarda caso, dopo i colpi si rivolgevano sempre allo stesso basista. 

Dna, tabulati e un'intuizione: così i carabinieri hanno incastrato la banda dello spray

Pronti ad usare il taser: «Poteva essere una Corinaldo 2»

Un fatto che non ha precedenti e supera anche i fatti di piazza San Carlo a Torino per Valentina Bavai che, nella sua parte di requisitoria ha ribadito «l’enormità del danno, del pericolo e la piena consapevolezza rispetto agli eventi di Corinaldo da parte degli imputati. Hanno sempre scelto locali riempiti di ragazzini con minore capacità di reagire ai reati predatori, non si sono fatti scrupoli ad usare lo spray al peperoncino e il taser elettrico, acquistato da Cavallari su internet, ma intercettato dai carabinieri, che hanno evitato una Corinaldo 2». Già, perché dopo Corinaldo, Cavallari aveva anche pensato bene di comprare un taser. “E’ un po’ che non giro armato Fra - si ascolta in una intercettazione - prima avevo sempre in auto una mazza da baseball e un piede di porco, lo spray ciao ormai, chi lo vuole dopo quello che è successo? Ma il taser è bello”. «Vi rendete conto? Che cosa sarebbe potuto succedere se lo avessero usato?» ha chiesto Gubinelli al Gup Paola Moscaroli. Prossime udienze il16 luglio per le difese e il 30 per la sentenza. 

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