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Cronaca

UNA SERIE DI ERRORI

Il giorno dei funerali dei propri genitori, Daniele Diomede ha abbracciato il suo avvocato dicendo una sola cosa: «Facciamo giustizia su questa morte assurda perché non capiti mai più»

Potrebbe essere non una, ma una serie di concause ad aver portato al crollo del ponte che ha ucciso Emidio Diomede e sua moglie Antonella Viviani lungo la A14. E’ l'idea della Procura di Ancona che in questi giorni sta lavorando fitto a indagini che spaziano su ogni orizzonte possibile. Col passare del tempo dunque gli investigatori della Polizia Stradale si stanno convincendo come non solo la tragedia sarebbe avvenuta durante la fase di soprelevamento del cavalcavia, ma anche come possa essere scaturita da una serie di errori. Ecco perché il pm Irene Bilotta (in foto a sinistra) riparte da lì, da quel momento in cui qualcosa ha sbilanciato il peso del blocco di cemento Ponte crollato in A14 - il procuratore Irene Bilottaportandolo a roteare, per poi crollare sull’asfalto tagliando in diagonale la carreggiata. E allora potrebbe essere stato un errore in fase esecutiva, quella della manovra. Ma forse, e qui i sospetti della magistratura dorica, quell’errore potrebbe trovare il suo perché in un altro errore più a monte. Da qui il sequestro di ogni foglio possa aver a che fare con l’opera stradale, risalendo i piani esecutivi, la messa in sicurezza fino ai progetti ingegneristici, ripercorrendo tutta la filiera degli appalti. E poi l’altro interrogativo: per fare quel soprelevamento si doveva chiudere la strada al traffico? Per Autostrade per l’Italia no di certo, come ha spiegato in un’intervista il responsabile dei lavori Giovanni Scotto Lavina. Per la Procura è tutto da dimostrare. Se è vero che in tante altre circostanze erano stati alzati ponti in piena sicurezza e senza bloccare il traffico, è pur vero che il pm vuole capire se in questo specifico caso ci fossero margini di rischio per cui si dovesse chiudere l’autostrada. Non a caso la Procura fa molto affidamento sulle analisi degli ispettori del lavoro dell’ASUR. Dunque una serie di errori a cui, inevitabilmente, corrispondono a una serie di responsabilità. Ma per ora il fascicolo di indagine è omicidio colposo plurimo e non vede alcun nome iscritto. 

Intanto oggi ad Ancona è arrivato anche l’avvocato del foro di Perugia Vincenzo Maccarone (foto a destra) che, in rappresentanza dei familiari della vittime, ha detto: «Posso solo dire che il magistrato é lucidissimo nell’analisi, mi pare che la procura di Ancona sia sul pezzo grazie anche all’intervento Vincenzo Maccarone-2del consulente il quale, da quello che mi dicono, non è solo un accademico ma è anche uno che fa ponti, per cui nessuno è meglio di lui». Il legale perugino si riferisce al professor Luigino Dezi, del dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Architettura della Politecnica delle Marche, al quale la Procura ha consegnato tutti i progetti della Spea Engineering (società del gruppo Atlantia) e i piani della sicurezza in capo alla direzione dei lavori della Spea, della Pavimental (anch’essa controllata da Atlantia Spa) e della Delabech, la ditta esecutrice dei lavori inerenti i ponti. L'accademico anconetano ha 60 giorni per consegnare la sua analisi peritale che sarà un primo punto fermo da cui il pm potrà partire per ricostruire precise responsabilitò e ipotesi accusatorie. Perchè come aveva detto proprio Daniela, figlia delle vittime, in un'intervista «un responsabile ci deve essere per forza». Ma i fratelli Daniele e Daniela non vogliono la gogna per nessuno. «La famiglia che rappresentonon ha fretta- ha detto l'avvocato Maccarone - Non c'è nessuna necessità di avere un indagato subito o un responsabile domani, non c'è necessità di formulare oggi ipotesi risarcitorie. C'è solo bisogno di lasciar lavorare la Procura anche perchè ci potrebbero essere plurime responsabilità». Del resto è quanto richiesto dallo stesso Daniele Diomede il giorno dei funerali dei propri genitori, quando ha abbracciato il suo avvocato dicendo una sola cosa: «Facciamo giustizia su questa morte assurda».  

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