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Cronaca

Gelosia ossessiva: “Ti strappo a morsi quel cuore maledetto che non mi ama più"

Quando il presunto aguzzino si è presentato davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, il 20enne si è avvalso della facoltà di non rispondere

Ti uccido con le mie mani. Ti strappo quel cuore maledetto che non mi ama più a morsi”. Amore e odio nella stessa frase. Quella scritta con un messaggio Whatsapp alla sua fidanzatina, che ormai non ne poteva più dopo anni di continue violenze da parte di lui: il 20enne anconetano arrestato sabato scorso (GUARDA IL VIDEO) dagli agenti della Squadra Mobile della Polizia di Ancona, coordinati dal capo Carlo Pinto al termine di un’indagine. L’ultima di una lunga serie che vede un uomo odiare, e basta, una ragazza stanca di essere al centro di un’ossessione maniacale.

Sono parole violentissime ma decisive nelle motivazioni con cui il Gip Antonella Marrone ha motivato l’ordinanza di custodia cautelare, che ha portato all’arresto in carcere dell’indagato. Lui è accusato dalla Procura della Repubblica di Ancona di essere responsabile di anni di continue violenze e minacce nei confronti della sua fidanzatina, anch’essa anconetana. Anni di calci e pugni in faccia per cui è dovuta ricorrere alle cure del Pronto Soccorso 9 volte in 5 anni. Il motivo? Una gelosia ossessiva, diventata ancora più accecante quando la ragazza aveva deciso di andare a vivere sotto lo stesso tetto della famiglia di lui, composta dalla madre e i fratelli. 

“Quell’uomo va fermato”

Quando il presunto aguzzino si è presentato davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, il 20enne si è avvalso della facoltà di non rispondere. Tuttavia il giovane ha reso dichiarazioni spontanee, assistito dall’avvocato difensore Silvia Pennucci che ha anche chiesto la revoca della misura di custodia cautelare in carcere. Una decisione che dovrà confrontarsi con quello che aveva già scritto il Gip nell’ordinanza, parlando di “una crescente attitudine alla distruttività dell’indagato per cui vi è massimo e concreto pericolo di reiterazioni di condotte analoghe ai danni della compagna”. Dunque “ va fermato per scongiurare il pericolo che egli continui ad attentare all'incolumità della ragazza e di altre persone, arrecando peggior danno fisico. Va dunque applicata la misura cautelare di massimo rigore richiesta da pm. Il soggetto non è in grado di autodeterminarsi verso condotte socialmente accettabili”. 

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