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Cronaca

Da Ancona a Gerusalemme a piedi, la missione del prof. Colledet

Franco Collodet racconterà la sua straordinaria esperienza, i suoi incontri, le sue difficoltà, la paura dell'Isis in un incontro pubblico, questo pomeriggio alle 17 nella sala dell'ex Consiglio Comunale.


Un pellegrinaggio per portare le preghiere di oltre 1000 persone, da Ancona a Gerusalemme. 138 giorni di cammino, 5 Paesi attraversati, 4100 km percorsi a piedi incontrando persone, culture e religioni differenti. Il professore di religione dell'Istituto Volterra Elia di Ancona, Franco Collodet, è partito lo scorso 1° agosto 2014 ed è rientrato in città l'11 gennaio. Il suo obiettivo era farsi messaggero e depositare a Gerusalemme presso la Basilica del Santo Sepolcro, la Cupola della Roccia e il Muro del Pianto, il giorno e la settimana di Natale 2014, le preghiere, i messaggi e le invocazioni consegnategli a mano dalle persone o via email tramite il sito da lui creato "Send your Prayer to Jerusalem".

Nonostante le difficoltà, i disagi e i contrattempi, il professore anconetano è riuscito nella sua straordinaria impresa. L'idea di farsi messaggero delle preghiere delle persone è nata durante i suoi precedenti pellegrinaggi a Lourdes, a Fatima, e Santiago de Compostela. In tanti gli chiedevano di portare nei luoghi santi le loro preghiere, così è nato il sito "Send your Prayer to Jerusalem". Collodet è partito dal duomo di San Ciriaco con la benedizione dell'attuale cardinale Menichelli insieme ad altri 14 compagni. Dopo poche tappe però, è rimasto da solo ad intraprendere questo lungo viaggio.

Ha attraversato Italia (Ancona, Loreto, Assissi, Roma, Bari), Albania (raggiunta col traghetto da Bari per Durazzo), Macedonia, Grecia, Turchia fino a  raggiungere Israele. Il professore anconetano aveva previsto di passare in Siria ma la ma la situazione era troppo pericolosa per via dei conflitti e dell'Isis così ha aggirato il confine. Proprio lì, al confine tra Turchia e Siria, stavano passando una trentina di giovani pronti ad arruolarsi. «Mi hanno chiesto se volevo passare il confine con loro. Ho risposto: "Non ora" e a loro è stato bene, mi hanno lasciato stare. in quelle zone ho tolto il simbolo del pellegrinaggio dallo zaino, non sarebbe stato prudente tenerlo».

Nei cinque mesi di cammino il professore ha fatto molte conoscenze e scoperte. «Ho incontrato molte persone di altre religioni che mi facevano domande sul pellegrinaggio. Un mussulmano si è unito nel mio cammino, altri mi hanno ospitato nelle loro case» racconta. Anche se la stanchezza si faceva sentire, il professore non ha mai avuto paura di non farcela. «La sera ero stanco ma riposandomi, il giorno dopo ero pronto a rimettermi in cammino. Mi svegliavo sempre intorno alle 6.30/7, facevo una colazione veloce poi riprendevo il viaggio. Alle 15 mi fermavo e cominciavo a cercare qualche albergo. Non telefonavo mai per prenotare, ho corso spesso il rischio di non trovare posto. Inoltre da buon pellegrino avevo un solo cambio con me nello zaino quindi dovevo sperare che i panni si asciugassero in tempo per il mattino seguente».

Per il suo pellegrinaggio, il professore non ha chiesto nessun finanziamento a sponsor ma donazioni spontanee. Le più sostanziose sono arrivate dal Baducci Rossi di Senigallia e dall'istituto Scienze dell'uomo di Rimini. Franco Collodet racconterà la sua straordinaria esperienza in un incontro pubblico, questo pomeriggio alle 17 nella sala dell'ex Consiglio Comunale. Tutti sono invitati a partecipare, saranno presenti anche gli studenti delle scuole superiori. Tra i progetti futuri, pubblicare un libro di con tutte le preghiere ricevute in 4 lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo. 

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