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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Porto / Largo Fiera della Pesca

Da Ancona alla Thailandia: sono salpati due Pelikan, aspirapolveri del mare

Al Mandracchio il varo della coppia di battelli ecologici, eccellenze nate dalla partnership tra Garbage Service e il cantiere Cpn

I due Pelikan sono pronte a salpare per l'estremo oriente. Puliranno il porto di Bangkok e Phuket, ma la conquista del mondo è appena cominciata. Prossime tappe: l’India, il Kuwait e, chissà, il Qatar in occasione dei Mondiali di calcio del 2022, senza dimenticare i Caraibi, soffocati dalle alghe tossiche dei Sargassi che proliferano per colpa del riscaldamento globale. Le due nuove navi spazzine, che si chiameranno Ecothai, sono state varate questa mattina allo scalo del Mandracchio, alla presenza delle autorità, del cluster marittimo e industriale anconetano, dei rappresentanti del governo thailandese che ha ordinato una commessa da 2 milioni di euro per due imbarcazioni (ma in progetto ce ne sono altre 5) e del Maharaja sir John Martin Thomas, esponente di una millenaria dinastia sovrana indiana e Ceo della Iesd (Indo European Sustainable Development srl), interessata a commissionare la produzione di nuove imbarcazioni. 

Varo dei due Pelikan al Mandracchio

Le caretteristiche tecniche

Pelikan, gioiellino hi-tech nato dalla collaborazione tra due aziende anconetane, la Cpn di Massimo e Cristiana Belardinelli e la Garbage Service di Paolo Baldoni, è considerato la migliore nave spazzina del pianeta, capace di sbaragliare la concorrenza di Cina, Giappone e Stati Uniti. Un’imbarcazione “sartoriale”, fatta su misura per soddisfare le richieste del cliente. Un aspirapolvere marino eco-friendly, lungo 13,3 metri e largo 3,6, dalla velocità massima di 6 nodi, costruito in alluminio riciclato (l’equivalente di 220mila lattine), alimentato da pannelli fotovoltaici e lubrificanti green, costruito per raccogliere i rifiuti superficiali solidi, semisommersi e oleosi presenti negli specchi d’acqua chiusi, che vengono intercettati da due clampe apribili con comando idraulico azionato dalla cabina di comando. Il battello, sfruttando il flusso di aspirazione dell’elica, raccoglie a prua il materiale inquinante, convogliato in un cestone di stoccaggio da 3,5 mq di rapido svuotamento: un tapis roulant a comando idraulico recupera il materiale solido, mentre i liquami oleosi vengono risucchiati da un sistema aspirante di superficie munito di cassa di separazione acqua-olio da 520 litri. 

Un'eccellenza nel mondo

Pelikan è un’eccellenza che il porto dorico sta esportando in tutto il mondo grazie a una partnership tra Garbage, società specializzata nei servizi ecologici portuali dell’antinquinamento e la Cpn, leader nella costruzione di yacht e barche da lavoro: una collaborazione che dà lavoro a 200 persone tra dipendenti diretti e indiretti. «Oggi, alla presenza degli armatori thailandesi, delle istituzioni e del cluster marittimo anconetano e nazionale c’è stata una grande festa del mare, ma soprattutto per il mare – ha detto il Ceo di Garbage, Paolo Baldoni –. Giorno dopo giorno prende corpo una visione, quella di dare una risposta tangibile ai problemi che la plastica arreca alla vita nelle acque e sulle coste. Non c’è più tempo e ci sono delle urgenze non più rimandabili: salvare il mare è una priorità assoluta. A partire da oggi il progetto al 100% italiano che nasce ad Ancona diverrà internazionale e il suo sviluppo prevede tutta una serie di attività formative ed informative che in futuro saranno fautrici di un nuovo modello di sviluppo economico del nostro territorio e di inedite professioni, il tutto all’insegna della blue economy». La Cpn si occuperà della costruzione delle imbarcazioni, mentre la Garbage farà attività formativa in loco, in questo caso in Thailandia. «Ma sono tantissime le iniziative in cantiere - aggiunge Baldoni - ad esempio stiamo studiando la versione elettrica di Pelikan. Grazie alla sinergia fra le nostre aziende, l’Università, Legambiente, l’Autorità portuale e le istituzioni della città e della regione, faremo in modo che Ancona e le Marche siano leader nel mondo nel settore di innovazione e ricerca, al fine di produrre soluzioni reali e tangibili al fenomeno dell’inquinamento in mare».

Il varo 

Alla cerimonia del varo, preceduta dalla benedizione del vescovo monsignor Angelo Spina, hanno partecipato il contrammiraglio Enrico Moretti che ha sottolineato «la capacità dell’industria anconetana di affrontare il problema dell’inquinamento in modo razionale e senza compromessi», il vicesindaco Pierpaolo Sediari, l’assessore regionale Manuela Bora e il rettore dell’Univpm Sauro Longhi che ha ricordato come «ambiente e cambiamenti climatici sono la più grande sfida del prossimo futuro, da affrontare con la diffusione della cultura, elemento essenziale nella risoluzione del problema dell’inquinamento». Francesca Pulcini, presidente regionale di Legambiente, ha parlato di «un orgoglio per noi ambientalisti e per l’industria delle Marche, regione all’avanguardia perché ha emanato due leggi importanti: i pescatori come sentinelle del mare e l’abbattimento dell’utilizzo della plastica monouso, anticipando le direttive europee». Rodolfo Giampieri, presidente dell’Autorità Portuale, elogia la capacità del porto dorico di «esportare tecnologia, competenze e innovazioni, grazie agli imprenditori e alle maestranze e alla capacità di dare risposte contemporanee. Parlare di un’imbarcazione che trova mercato in Thailandia è un segnale della strada da percorrere: qualità e innovazione, coniugando sviluppo e sostenibilità». Andrea Morandi, presidente di Federagenti Marche, si è detto «orgoglioso come anconetano di essere presente a un’azione di sostanza alla lotta contro le plastiche e l’inquinamento in mare». E Sivakorn Watprangairat, sales manager di A. & Marine Thai, è entusiasta dell’acquisto dei due Pelikan, destinati al dipartimento della Marina Costiera e di Ricerca del governo thailandese: «Il mio Paese si sta impegnando molto nella pulizia degli specchi acquei di mari e fiumi. Abbiamo scelto Cpn e Garbage per qualità ed efficienza. I Pelikan opereranno, nello specifico, nel Mare delle Andamane, nel fiume Chaophraya e in tutto il Golfo, rimanendo a disposizione della nazione per ogni eventualità». 

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