rotate-mobile
Cronaca

L’INCHIESTA | Payback, sospensione fino al 30 aprile. Nelle Marche si costituisce l’Aform: delegazione al sit in a Roma

Le aziende della regione si sono costituite in un’associazione di categoria: Aform (Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Marche). Oggi 10 gennaio una delegazione ha raggiunto Piazza Santi Apostoli a Roma per la manifestazione nazionale contro il Payback

ANCONA - La questione non si è ancora chiusa, tutt’altro. Il governo ha varato una sospensiva della procedura riguardante il payback per i dispositivi medici fino al 30 aprile. Tempo necessario ad avviare un tavolo tecnico di approfondimento e, soprattutto, utile a riscontrare gli esiti dei ricorsi al Tar. Intanto le aziende fornitrici del territorio marchigiano hanno dato vita ad un’associazione di settore denominata Aform: Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Marche. La presidentessa è l’imprenditrice anconetana Cristiana Cori, vicepresidente il collega Gabriele Ferretti il quale questa mattina (10 gennaio) ha raggiunto a Capitale per dare supporto alla manifestazione nazionale contro il Payback che si è svolta in Piazza Santi Apostoli.

Le aspettative

«Il governo nazionale deve trovare una soluzione al problema - afferma la presidentessa dell’Aform, Cristiana Cori - la norma sul Payback è anticostituzionale, su questo non c’è dubbio». Tanto che le aspettative delle aziende del settore sono piuttosto alte: «ci aspettiamo che il Tar mandi tutto alla Corte Costituzionale - spiega Cori - la quale renda illegittima la legge». Quindi altro margine di trattativa, da parte delle imprese, non ci sarebbe. Come a dire: se c’è da mediare ok, basta che non si parli di transare sulle cifre. I fornitori non ne vogliono sentir parlare di dover sborsare dei soldi per coprire lo splafonamento delle aziende ospedaliere pubbliche. «E’ al di fuori di ogni logica pensabile - ribadisce la presidentessa dell’Aform - oltretutto la norma va a toccare cifre di fatturato, su cui noi abbiamo già pagato le tasse, per andare a coprire un buco creato non da noi». La stranezza della norma sul Payback riguarda proprio il fatto di andare a chiedere i soldi indietro alle aziende a cui gli ospedali pubblici hanno già acquistato forniture sulla base di prezzi e quantità predefinite. «Se ci chiedono di compartecipare al ripiano, vuol dire che siamo soci - continua Cori - è questo l’assurdo». Nel caso, invece, le Regioni dovessero proseguire con le richieste di rientro dei superamenti delle spese «allora ci saranno sicuramente delle ripercussioni - aggiunge l’imprenditrice -, saranno inevitabili alcuni disservizi rispetto alle forniture». Dunque la partita è ancora aperta e si guarda al termine del 30 aprile con la speranza di un’abrogazione della legge sul Payback. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L’INCHIESTA | Payback, sospensione fino al 30 aprile. Nelle Marche si costituisce l’Aform: delegazione al sit in a Roma

AnconaToday è in caricamento