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Cronaca

Morì travolto dal treno, avvocati contro le Ferrovie: «L'inchiesta deve andare avanti»

Gli avvocati hanno anche chiesto la nomina di un consulente tecnico per rispondere alla vera domanda: si poteva prevenire la morte di Stefano Stronati? 

Un uomo entra nella stazione ferroviaria di Palombina. Alle 19,19 lo si vede dirigersi dal lato strada a quello mare per andare in un capanno di sua proprietà. Alle 19,40 fa il percorso inverso e si siede sul bordo del passaggio ferroviario. Si accascia e rimane lì fino a quando, 4 minuti dopo, arriva il treno regionale Roma-Ancona che lo travolge e lo uccide. Le telecamere di sorveglianza della stazione ferroviaria quel giorno, era il 28 gennaio 2018, riprendono tutta la scena. Fotogramma dopo fotogramma non ci sono dubbi su come sia morto Stefano Stronati, 48 anni di Jesi. Ci sono invece dei dubbi sul fatto che ci siano delle responsabilità sulla sua tragica fine. Infatti di recente gli avvocati Michele Di Ruggero e Caterina Serena (foto a sinistra), che Caterina Serena-2rappresentano la famiglia di Stefano, si sono opposti alla richiesta di archiviazione dell’indagine presentata al Gip dalla Procura di Ancona. I legali anconetani, dopo aver dimostrato come lo jesino non si fosse affatto suicidato, sono oggi convinti che Stronati sia morto perché quell’area era facilmente accessibile da chiunque. Troppo facilmente, quando invece le Ferrovie dello Stato avrebbero dovuto mettere in sicurezza quel tratto binario. A testimoniare come lì, a due passi dal passaggio dei treni, ci potesse arrivare chiunque, una serie di fatti di cronaca raccontati proprio da AnconaToday i cui articoli sono entrati anche nel fascicolo delle indagini difensive. Tra i vari il caso di un gruppo di ragazzi che si divertivano mettendo grossi sassi sulle rotaie. Ma, seppur certa la facilità di accesso alla stazione, per il pm Paolo Gubinelli (foto in basso) non sarebbe sufficiente ad imputare la tragedia ad una serie di dirigenti dell’azienda ferroviaria comunque identificati dai carabinieri. 

La denuncia

Il 7 marzo 2018, gli avvocati della famiglia Stronati presentano formale querela contro chiunque venga ritenuto responsabile da parte della magistratura. Lo fanno sulla base di una sentenza di Cassazione che spiega come “lo svolgimento del servizio ferroviario costituisce un atto pericoloso, per la natura delle cose o dei mezzi adoperati”. Motivo per cui, secondo i legali, FS avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti volti ad impedire che quella zona, troppo pericolosa, fosse raggiungibile, in generale, non solo dal 48enne. Sarebbe stato prevedibile. Insoma un fatto da mettere in conto. Ma anche prevenibile, cioè di fronte al quale poter fare qualcosa per prevenire l’accesso di estranei nell’area in questione.

La richiesta di archiviazione

Per la pubblica accusa no. La richiesta di archiviazione dell’indagine infatti troverebbe riscontro nel fatto che si ha colpa se qualcuno è accusabile di aver violato una norma specifica che, in questo caso non sarebbe riscontrabile. Infatti “in linea di massima le regole cautelari che mirano a evitare incauti approcci erano rispettate mediante cartelli e la nota banda chiodata di colore gialla, essendo anche di patrimonio di conoscenza comune la pericolosità della linea ferroviaria”. Dunque chiudere ogni cancello con catene e lucchetti in un luogo non presidiato della stazione di Palombina, non solo non potrebbe essere usato come metodo per impedire incidenti o suicidi, ma non lo avrebbe neppure garantito di fronte a chi avrebbe potuto invece scavalcare. Per questo il pm non avrebbe riscontrato responsabilità e, di conseguenza, ha chiesto che la vicenda si chiuda. Nessuna ha sbagliato.  

L’opposizione degli avvocati

Da qui l’opposizione degli avvocati Di Ruggero (foto a destra) e Serena, convinti di convincere il giudice che chi gestisce la linea non ha posto in essere nessuna Michele Di Ruggero-2misura idonea ad evitare la morte di Stefano Stronati e di come Ferrovie dello Stato fosse a conoscenza di come fosse fin troppo facile arrivare vicino ai binari. Ecco perché il giorno dopo l’incidente sono apparsi nuovi cancelli a chiudere il passaggio. Ecco perché gli avvocati hanno anche chiesto la nomina di un consulente tecnico per rispondere alla vera domanda: si poteva prevenire la morte di Stefano Stronati? 

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