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Cronaca

Incidenti mortali, una strage silenziosa: alla provincia la bandiera nera

L'incidente e l'investimento, entrambi fatali a due persone nelle ultime 48 ore, hanno portato alla luce il problema della sicurezza stradale. Ne abbiamo parlato con un esperto

L’1% degli incidenti totali ad Ancona è fatale all’automobilista, un dato che pone il capoluogo marchigiano in linea con la media nazionale. Alla provincia dorica però va il triste primato di quella con più morti in tutta la Regione. I numeri sono stati diffusi dall’Istat e sono stati raccolti nel 2017, ma il problema del sangue sulle strade è tornato prepotentemente sotto i riflettori dopo l’investimento fatale a Enrico Orlandini e al frontale che ha ucciso Fernando Curtacci, tragedie che hanno sconvolto Falconara nelle ultime 48 ore. Sui numeri, le cause degli incidenti mortali e le eventuali responsabilità è intervenuto l’avvocato Piergiorgio Assumma (Foto in basso), penalista del Foro di Roma, presidente dell’ Osservatorio Nazionale per la tutela delle vittime di omicidio stradale e tra i massimi esponenti della problematica. 

La situazione ad Ancona e Provincia

Su 462 incidenti complessivamente rilevati nel corso del 2017 5 sono risultati fatali ad altrettante persone. Complessivamente sono 676 i feriti soccorsi sulle strade lo scorso anno, 3 nell’ambito di incidenti mortali: «E’ un dato che può sembrare basso, ma per una città come Ancona che conta circa 100.000 abitanti non lo è affatto. La statistica nazionale registra una media di 55,8 morti ogni milione di abitanti quindi il dato del capoluogo marchigiano è in linea con il trend» ha commentato Assumma. A livello provinciale l’Istat ha registrato nello stesso periodo 1.685 incidenti di cui 21 classificati come “mortali” per 25 persone (considerando anche i passeggeri). Dato che pone la provincia dorica in testa alla classifica di incidenti mortali rispetto alle altre marchigiane (segue Pesaro-Urbino con 23 vittime). 

Maledetto cellulare 

Tra le cause più diffuse c’è l’utilizzo al cellulare durante la guida: «Per ridurre gli incidenti serve un forte fattore educazionale- spiega Assumma- se hai un veicolo a motore devi capire che tra le mani hai un’arma e l’elemento dell’attenzione non può mai prescindere. Serve il rispetto delle norme di sicurezza e dei propri limiti psicofisici, se mentre guido guardo uno schermo per soli 3 secondi a una velocità di 50 Km/h la vettura in quel breve tempo percorre 120 metri. L’uso del cellulare al volante dovrebbe essere considerato un fattore aggravante». Non solo cellulare, però. Enrico Orlandini lunedì sera è stato ucciso da un’auto guidata da un uomo ubriaco. Assumma non entra nel caso specifico, ma osserva che: «la guida in stato di ebbrezza configura una piena circostanza aggravante. Se una persona guida con un tasso alcolico compreso tra lo 0,8 e l’1,5 la pena può arrivare a 7 anni, oltre quel valore può arrivare a 12 anni». I rilevamenti istantanei con l’alcol test e il drug test non sono affidabili al 100%: «Possono fornire dei falsi positivi e non sono considerabili una prova schiacciante in un processo come lo è invece il prelievo ematico- spiega Assumma- oggi il prelievo può essere effettuato solo nell’ambito degli accertamenti sanitari, noi spingiamo affinché venga introdotto il prelievo ematico coattivo in ospedale, cioè anche se la persona si rifiuta». Fernando Curtacci aveva 77 anni e martedì è morto nello schianto tra la sua Alfa Mito e un Fiat Ducato. Il fattore età deve essere tenuto in considerazione per chi autorizza alla circolazione? «Ci sono 77enni che alla guida sono lucidissimi e 60enni che lo sono meno, la pericolosità relativa all’età è un discorso soggettivo- spiega il legale- si potrebbe proporre a livello tecnico che superata una soglia di età vengano previsti controlli continui per valutare se le risposte fisiche e di attenzione sono idonee per guidare un veicolo. Ad oggi non mi risulta che si facciano controlli specialistici dopo una certa età, come ad esempio verifiche neuro motorie o neuropsichiche». 

Autostrada pericolose, la città di più 

«Se a Roma le assicurazioni sono più alte che ad Ancona un motivo c’è- spiega Assumma- le Forze dell’Ordine hanno valutato che il 74,6% degli incidenti avviene in città mentre il 20% nelle strade extraurbane e solo il 5,4 lungo le autostrade. La città ha più svincoli, incroci ed elementi di rischio che aumentano associati al fattore distrazione». Le buche e i dossi sull’asfalto sono un ulteriore elemento di rischio, ma anche di colpa? «Ad oggi c’è solo una interpretazione nel diritto penale, non c’è giurisprudenza. La legge del 2016 dice nel primo comma che l’omicidio stradale si ha per violazione sulla norma di circolazione - spiega il legale- l’articolo 14 del codice della strada parla di obbligo di manutenzione, quindi la mancata manutenzione può essere interpretata come una violazione della norma, perciò potrebbe rientrare nel primo comma dell’omicidio stradale». 

Pirateria stradale 

La legge del 2016 ha stabilito che la fugo dopo l’incidente mortale comporta un aumento della pena: «Bisogna dire che in buona parte dei casi i pirati stradali vengono rintracciati e fermati. Se dopo l’incidente c’è la fuga la pena può aumentare da un terzo a due terzi e comunque non può essere inferiore a 5 anni. Lo stesso vale se la persona resta viva ma riporta lesioni con prognosi superiore a 40 giorni o permanenti». 


 

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