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Cronaca

Costretti a tornare sui banchi di scuola, 200 marittimi marchigiani in agitazione

L'Ue boccia l'Italia per la formazione degli ufficiali. Per sanare la situazione servono corsi obbligatori a pagamento ma i lavoratori non ci stanno: «Sciopero il 17 marzo»

Italia: santi, poeti e navigatori. Questi ultimi però, per l'Unione Europea, devono tornare sui banchi di scuola. L'Ue ha infatti messo l'Italia in stato di infrazione per quanto riguarda la formazione di comandanti e direttori di macchina con il Governo che ha scelto la strada dei corsi obbligatori per poter continuare a esercitare il mestiere. Nelle Marche sono coinvolte oltre 200 persone. Circa la metà solo nel solo porto di Ancona tra ufficiali dei traghetti, dei servizi offshore (che portano il personale alle piattaforme estrattive), rimorchiatori e pilotine. Una protesta in sordina, quella dei marittimi che, a ogni modo, hanno indetto una manifestazione nazionale per il prossimo 17 marzo a Roma in piazza Porta Pia, davanti al Ministero dei Trasporti. Mobilitazione che abbraccia anche la scuola con il diploma degli Istituti Nautici che, in sostanza, viene declassato e non permette più (come in passato) di uscire con in mano il titolo di Allievo Ufficiale. A fine 2016 il Ministero del Trasporti e il Ministero dell'Istruzione hanno tracciato alcune linee guida ma per i sindacati confederati (Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Marittimi) come anche per le associazioni di categoria Confitarma e Fedarlinea ci sarebbero «incertezze circa il percorso formativo per accedere alla professione». 

Per i marittimi il discorso è diverso. Il cosiddetto "corso direttivi" comprenderà 40 ore per i capitani e 80 per i direttori di macchina. Più 200 ore di e-learning. Ma non c'è nulla di nuovo. «Sono cose che abbiamo già studiato o che non servono al lato pratico – sbotta Massimiliano D'Alessio, Fit Cisl Marittimi – nessuno è contrario a corsi aggiornamento o refresh. Sono cose normali per chi fa il nostro lavoro, quando ad esempio si cambia tipo di imbarcazione. Ma qui si dice che dopo decenni non siamo mai stati idonei. Io stesso lavoro da 15 anni sulle navi. Oltre a un impatto economico e di tempo, c'è in ballo anche la dignità». Si prevede che il costo dei corsi potrà arrivare fino a 2000 euro. Molte compagnie si accollano questa spesa ma nella maggior parte dei casi sono i lavoratori che devono aprire il portafogli. Per non parlare dei disoccupati che, per avere ancora speranze di trovare un lavoro, dovranno aggiornarsi a proprie spese. L'infrazione nasce nel 2007 con Bruxelles a ritenere inadeguati sia i programmi scolastici dei nautici (che dopo la riforma Gelmini avevano subito un taglio delle ore delle materie pratiche), sia le certificazioni dei lavoratori.  

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