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Cronaca

Clima: ondate di maltempo e "bombe d'acqua", ma le "opere pubbliche sono obsolete"

Non ci sono più le stagioni di una volta, ma il problema è che di contro ci sono sempre le stesse reti fognarie. Sì perchè il clima è cambiato, ma il problema è che le opere di difesa sono sempre rimaste le stesse

Non ci sono più le stagioni di una volta, ma il problema è che di contro ci sono sempre le stesse reti fognarie. Si perchè il clima sembrerebbe in fase di mutamento e questo è sotto gli occhi di tutti, come lo sono le conseguenze delle così dette “bombe d'acqua” che oggi caratterizzano il nostro territorio (e non solo) portando a sottopassaggi allagati, fiumi che straripano, viali che si allagano a vista d'occhio. E di fronte a questo tipo di disagi troppo spesso il cittadino si fermerebbe al margine. Anconambiente che tarda ad intervenire, i vigili del fuoco che non bastano, le foglie che otturano i tombini. Tutto qui? No. Il problema sarebbe più a monte. Secondo alcuni ricercatori non è tanto il clima che muta, quando le opere di difesa (in primis le reti fognarie) che non sono più tarate sui nuovi fenomeni atmosferici che, non è un modo di dire, non sono più quelli di una volta.

CLIMA. Che questo sia cambiano lo confermerebbero gli studiosi del centro meteo della protezione civile delle Marche, di cui fa parte il dott. Francesco Boccanera: “Premesso che ci sono pareri anche discordanti, dagli studi si vede come il quantitativo delle precipitazioni  in generale stanno diminuendo nel corso degli anni, ma sono aumentati questi eventi estremi di pioggia concentrata. Una volta pioveva di più e in modo più diffuso. Adesso piove di meno ma con episodi più intensi. In sostanza si stanno tropicalizzando le piogge” ha detto Boccanera.

NUMERI. In un anno tra Ancona e Falconara cadono in media 800 millimetri all'anno, che variano tra i 760 di Torrette e gli 815 della Baraccola. “Una volta erano dei numeri leggermente più alti e più distribuiti - ha ribadito Boccanera -  Oggi invece ci sono episodi di piogge intense”. Sia chiaro che le piogge intense ci sono sempre state e le chiamavamo nubifragi. Solo oggi hanno assunto una forma diversa.

OPERE PUBBLICHE. Naturalmente questo ci porta a porci una domanda e a fare un conseguente ragionamento: se sono così aumentate l'intensità delle piogge, siamo certi che le fogne, i canali di scolo e gli impianti di raccolta delle acque cittadine vadano ancora bene? Prova a rispondere l'ingegnere ambientale Raffaele Cerulli, esperto di mutamenti climatici:  “Gli ingegneri realizzano opere in funzione di determinati parametri che, nel caso di eventi meteorologici, ci danno indicazione su come costruire le opere di difesa. Quando noi oggi abbiamo sulla provincia di Ancona una nuvola che, in 3 volte l'anno, ci piove quello che prima pioveva 3 volte ogni 100, il terreno subisce degli stress e sorge un problema. In città hai tutto antropizzato e cementificato e quindi  poche superfici permeabili. Allora quando hai questi eventi, se tu hai il diametro con cui sono realizzati i canali di scolo progettato con  i parametri statistici vecchi, succede quello che siamo abituati a vedere in città ma anche in periferia. Dobbiamo dunque valutare, anche a livello nazionale, tutti i criteri, in funzione dei mutamenti climatici, fino ad oggi adottati per costruire opere di difesa sono ancora validi”. Insomma se oggi le acque piovane si intasano nell'imbuto del diametro di mezzo metro e allagano il viale della Vittoria, forse è necessario riadattare quella misura al nuovo “clima tropicale”.

SPESE. In questo senso è necessario anche fare due conti. Ci costano più i danni delle bombe d'acqua o andare a progettare nuove opere alla rete fognaria? ”Gli ingegneri individuano un parametro per cui vale la pena costruire un'opera di difesa in grado di resistere all'evento meteorologico che ha una cadenza di 3 volte ogni 100 anni. Per resistere io impegno quei soldi che sono più convenienti dei danni. Superato quel limite, tutti i danni sono più sconvenienti del costo” ha concluso Cerulli.

Resta il fatto che tutto questo non può certo essere una giustificazione all'inerzia di chi (siano essi amministrazione che cittadinanza), a fronte di un problema come quello del fogliame che ostruisce i tombini, interviene sempre con quel leggero ma puntuale ritardo.

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