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Cronaca

Lettera a Ministro e Csm: "Magistrati ostili, così ci tolgono dignità e speranza nel futuro"

E' alta tensione al carcere di Barcaglione, dove i detenuti sono ormai in agitazione, in costante crescita dopo la morte di Daniele Zoppi

I detenuti non riescono a trascorere del tempo con la famiglia, pochissime pene alternative, zero colloqui con i magistrati e un "no" categorico all'applicazione della legge 199, che prevede di scontare gli ultimi 18 mesi di pena in casa. E' alta tensione al carcere di Barcaglione, dove i detenuti sono ormai in agitazione, in costante crescita dopo la morte di Daniele Zoppi. Così i 70 detenuti del carcere hanno scritto una lettera che la Camera Penale di Ancona, già schieratasi al fianco dei detenuti, ha rilanciato e indirizzato al Ministro dell Giustizia e alla Presidenza del Consiglio Superiore della magistratura. 

Il testo integrale della lettera scritta dai detenuti anconetani 

E’ ormai diverso tempo che vediamo continui rigetti ingiustificati, in ultimo è negato poter passare del tempo in famiglia ai detenuti che usufruiscono dell’articolo 21 esterno al carcere. I rigetti parlano di programmi troppo ampi che l’articolo 21 concerne solo il lavoro e non altro. Ci sentiamo di dissentire fortemente su questo punto perché è lo stesso ordinamento penale che, al capitolo 48 (paragrafo 13) dice testualmente che, 

“nel provvedimento di assegnazione al lavoro esterno senza scorta, devono essere indicate le prescrizioni che il detenuto o internato deve impegnarsi a rispettare per iscritto, durante il tempo da trascorrere fuori dall’istituto, nonché quelle relative agli orari di uscita e di rientro, tenuto anche conto dell’esigenza di consumazione dei pasti e del mantenimento dei rapporti con i propri familiari e figli , secondo le indicazioni del programma di trattamento”.

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Ecco noi ci domandiamo come possa essere possibile lavorare all’esterno dell’istituto e non andare a casa e, allo stesso tempo, mantenere i rapporti con i nostri cari? L’uscita dall’istituto per lavorare è un passo molto importante per la vita di un detenuto che ritorna gradualmente alla società, ma soprattutto la continuità del rapporto con la propria famiglia, in primis con i figli, che ricominciano a rivedere la figura paterna fuori dal contesto carcerario, anche se per poche ore e nella propria casa. Questi dinieghi addirittura allontanerebbero ulteriormente genitore e figli perché, lavorando duramente la settimana, non sarebbe possibile svolgere i colloqui familiari settimanali che si ridurrebbero solo a quello domenicale svolto in molti istituti solo 2 domeniche al mese. Volgiamo ulteriormente far notare le pochissime pene alternative o premiali concesse dalla magistratura di Ancona. Un detenuto, che ha scontato anni di pena, ha partecipato alla vita sociale, ha avuto una forte revisione critica dei propri errori ed è pronto, secondo l’area trattamentale e la direzione, a poter avere la possibilità di scontare la pena in affidamento in prova o ad usufruire dei permessi premio, si vede vanificare tutto dai magistrati di sorveglianza: è quasi impensabile scendere al di sotto dei 4anni di pena e vedersi accettare positivamente l’affidamento in prova. Qua siamo in un istituto di reclusione attenuata di neanche 100 detenuti e possiamo assicurare che sono davvero pochi quelli che ogni anno vediamo usufruire del beneficio dell’affidamento in prova e quei pochi sono a fine pena. Stesso discorso vale per i permessi premio, per i quali l’ordinamento penale prevede, per i reati comuni, l’accesso al beneficio dopo aver scontato almeno un quarto di pena. In questo istituto, per la maggior parte dei casi, bisogna averne almeno scontato i due terzi per vedere accolta l’istanza, prima sono solo una serie di rigetti, ci sono addirittura caso di detenuti in articolo 21 esterno da parecchio tempo, che si vedono rigettare l’istanza perché ritenuto pericoloso o poco affidabile. 

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Vogliamo puntualizzare che chi accede ad una reclusione attenuata ha sicuramente cessato la pericolosità sociale ed associativa e chiede di accedere ad un percorso trattamentale che possa consentire un reinserimento in società. La legge 199, che prevede di scontare gli ultimi 18 mesi di pena a casa propria, viene quasi sempre concessa negli ultimi giorni di pena. Teniamo a precisare che tutte le richieste di beneficio che noi detenuti inviamo, son sempre avallate dall’area trattamentale e dalla direzione, che dopo aver valutato ogni singolo caso, vede vanificare tutto il suo operato. Riteniamo di riscontrare dei magistrati di sorveglianza un atteggiamento che sembra ostile e prevenuto nei nostri confronti, un chiaro modo di fare di chi non crede assolutamente nel reinserimento dei detenuti o ostacola il ricongiungimento famigliare. I colloqui con i magistrati dovrebbero essere quasi mensili, qua non sono più di 2 volte l’anno e nelle poche occasioni, quasi sempre in video conferenza. Il magistrato risponde che non ha il fascicolo a portata di mano e che valuterà in seguito la richiesta. Il giorno 3 giugno 2019 i 2 magistrati assegnati al carcere di Barcaglione sono venuti per controllare le nostre condizioni e se qualche detenuto avesse problemi. Sono a malapena entrati nei reparti detentivo senza neanche darci il buongiorno, sono passati a testa bassa e non hanno controllato né visitato nessuna camera di pernottamento. Alla fine di questa falsa visita, sono andati via senza fare colloqui individuali con noi.  Questo istituto potrebbe essere un fiore all’occhiello, invece  ci sono molte richieste di trasferimento in carceri fuori dalle Marche. 

Abbiamo sbagliato e vogliamo scontrare la nostra condanna, ma vogliamo dignità e speranza e vorremmo che tutti capissero che un detenuto senza speranza è un detenuto morto. Chiediamo un’ispezione da parte degli organi preposti al fine di verificare l’operato dei giudici di Sorveglianza nel caso si configurino comportamenti illegittimi”. 

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