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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Botte e insulti ad un’amica troppo grande per la loro figlia: «Lasciala stare, ninfomane»

Due genitori sono a processo per lesioni aggravate. Non gradivano l’infatuazione che sarebbe sbocciata tra la loro bambina 12enne e una ragazza di 20 anni

ANCONA - Avevano intuito che la loro figlia era presa da una ragazza molto più grande di lei, conosciuta alle giostre di piazza d’Armi, e per allontanarla avrebbero fatto di tutto, arrivando anche a picchiare, minacciare e insultare una 20enne con cui credevano che la loro bambina, 12enne, avesse una relazione. Adesso due genitori, un padre di 40 anni e una madre di 38 anni, sono a processo per lesioni aggravate. Ieri la vittima, che oggi ha 23 anni, ha ricostruito con la sua testimonianza, in tribunale, davanti alla giudice Paola Moscaroli, due episodi in cui sarebbe stata aggredita, ad Ancona. Il primo risale al 16 maggio del 2019. «Aspettavo il bus per andare a scuola - ha raccontato - e il padre della ragazzina mi ha dato un calcio alla mano. La madre è poi salita a bordo del bus rivolgendomi insulti omofobi». La donna le avrebbe urlato «lascia stare nostra figlia, ninfomane». Per il calcio la 23enne aveva riportato un dito rotto e 30 giorni di prognosi. La seconda aggressione sarebbe avvenuta il 23 maggio, al campetto parrocchiale frequentato dalla 23enne. Moglie e marito l’avrebbero presa a schiaffi sempre insultandola. Era seguita una denuncia per stalking e lesioni e la squadra mobile aveva notificato alla coppia un divieto di avvicinamento alla 23enne. La querela per gli atti persecutori è stata poi ritirata tanto che il processo sta andando avanti solo per le lesioni. Gli imputati, difesi dall’avvocato Andrea Nocchi, avrebbero cercato di denunciare quella amicizia proibita alla polizia ma senza nessun esito. Poi avrebbero chiesto alla ragazza di allontanarsi da lei scoprendo che le faceva anche regali. Per tutelare la figlia, troppo piccola per gestire i suoi sentimenti, sarebbero passati alle maniere forti. La 23enne, sempre nella testimonianza di ieri, ha escluso qualsiasi contatto fisico con la minorenne. «Era più lei che mi cercava - ha detto - per lo più con messaggi sul cellulare e io le rispondevo che era troppo piccola e doveva crescere». Prossima udienza il 2 febbraio.

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