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Cronaca Senigallia

Mazzoni, l'uomo accusato di stalking: provò a rivivere l'"amore" con la moglie uccisa

Il giudice del tribunale penale di Ancona ha già fissato tutte le udienze del processo da qui fino ai prossimi 3 mesi, per un processo che si preannuncia dai tempi record

Lo stalking

Lei non aveva giudicato quel 40enne dal passato ingombrante e tra loro era nata un’amicizia. Peccato che nella testa di Mazzoni quella ragazzina era diventata qualcosa di più. Era cominciata la prima fase, quella in cui l’uomo si stava legando a lei giocando la partita dell’amico del cuore. Nel corso dei mesi al cellulare della ragazza iniziano ad arrivare dei messaggi anonimi con velate minacce e insulti personali. Poi due fatti inquietanti: un’auto dei genitori trovata con le gomme squarciate nell’ottobre 2016 e l’altra macchina incendiata nel dicembre dello stesso anno. Una coincidenza? Secondo il team investigativo della sezione “Reati contro la violenza di genere e crimini d’odio” della Squadra Mobile di Ancona, no. Era tutto collegato a Mazzoni, passato ormai ad una seconda fase in cui aveva bisogno di mettere in atto azioni plateali per creare un “caso” nella vita della donna, che in lei generasse insicurezze e che, al contrario, avrebbero dovuto far apparire lui come il salvatore. Le indagini sono partite nella primavera del 2016 sui singoli atti di vandalismo. Sapendo di aver dato fuoco alle polveri, Mazzoni si aspetta una reazione da quella che vede sempre più come l’amore della sua vita, ma le cose non vanno così. Lei non é più la studentessa spensierata di sempre e alle grandi chiacchierate si sostituiscono i silenzi e le mezze verità. Pur di farla parlare, Mazzoni arriva a fare cenno a quelle questioni familiari. “Ho saputo che avete avuto dei problemi, se posso essere utile…”. Si riferiva agli incendi. Ma lui non poteva conoscere quei fatti e per la Procura sarebbe questa la prova che dietro a quegli atti vandalici c’era l’opera dello stalker, forse aiutato da un complice. Non la pensa così il suo avvocato difensore Andrea Natalini, che ha scelto di percorrere la via del processo ordinario perché convinto di potere ristabilire una verità dei fatti sul rapporto che c’era tra Mazzoni e la giovane studentessa senigalliese, mentre rigettano ogni accusa inerente i danni e gli atti vandalici. Ormai lei non si fida più, si ritrae e in Mazzoni riemerge la paura di perdere l’amore. Di nuovo. Al cellulare di lei arrivano 50, anche 100 messaggi al giorno. Questa volta non sono più anonimi. A luglio, tramite l’avvocato Ruggero Tomasi, la ragazza denuncia Mazzoni per stalking e gli investigatori chiedono una misura cautelare nei sui confronti. Ad agosto l’uomo finisce agli arresti domiciliari, anche se dopo una settimana vengono attenutati dalla possibilità di lasciare la propria casa per andare al lavoro, seppur con divieto di avvicinamento nei confronti di tutta la famiglia della vittima. Una misura che termina il 13 agosto. 

Vittima di stalking, la lettera: "Denunciate e non sarete lasciate sole“

La lettera di compleanno e le intercettazioni choc

Nel frattempo a casa di lei arriva una lettera minatoria indirizzata ai genitori con tanto di proiettili. Si assiste ad una escalation di odio, confermata anche dalle intercettazioni ambientali da cui emerge come l’indagato fosse ossessionato dalla ragazza. Gli agenti della Mobile ascolteranno Mazzoni parlare da solo proferendo frasi come “Ti ammazzo, ti amo, ma ti devo ammazzare”. Cerca anche di frenarsi cambiando anche tonalità di voce come se il bene e il male fossero sempre in lotta dentro di lui: “La devo uccidere?!” si chiede con rabbia, per poi rispondersi con remissione: “Speriamo di non farlo”. E poi ascolta canzoni d’amore struggenti in cui lui si identifica a pieno, vecchi classici di Marco Masini come “Bella stronza” e “T’innamorerai”, ma anche “Una rosa blu” di Zarrillo e i successi di Fiorello. A novembre, dopo alcune settimane di serenità, arriva una seconda lettera a casa della 22enne. Sono gli auguri per i 23 anni che la ragazza avrebbe compiuto di lì a pochi giorni. “Ti auguro un buon compleanno con tanti pensieri e tanta ansia, noi aspettiamo e ci si vede in giro, poi le tue amiche, soprattutto una non fa altro che parlare di te e ci tiene sempre informati. Tanti auguri”. Mazzoni sta ripercorrendo le tracce che 15 anni prima lo avevano portato ad uccidere la moglie di appena 19 anni. “Jurgen discute delle terrificanti modalità di uccidere la ragazza, coincidenti con quelle usate per uccidere la moglie” scrive la pubblica accusa nella richiesta di aggravamento della misura cautelare in atto. “Ti mangerò il cuore” e ancona “le taglierò la testa e la metterò dentro un vaso di vetro pieno di alcol”. Andava fermato. Anche perché, come lui stesso dichiara in un’intercettazione del 31 ottobre: “Tornerai qui per il tuo compleanno ma gli errori si pagano e ora tocca a te”. In quella lettera c’era tutta la rabbia della stessa lettera che scrisse a Federica prima di ucciderla. Per la Procura era troppo alto il rischio che Jurgen Mazzoni stesse progettando qualcosa per il giorno del compleanno della sua vittima. Mentre sulla scrivania degli uffici della Questura, l’ispettore Tiziana Maccari si accorge di un particolare inquietante: la 23enne di Senigallia vittima di stalking era identica alla figlia di Jurgen Mazzoni, che oggi ha 17 anni ed entrambe somigliavano in modo impressionante alla defunta Maria Federica Gambardella. Non c’era più tempo. La sera del 12 novembre scorso la Polizia ha agito dopo aver chiesto al Gip la misura dell’arresto in carcere. Mazzoni è stato bloccato sotto casa sua, dove i poliziotti hanno trovato un arsenale: vari fucili, una ventina di coltelli di tutti i tipi tra serramanico, a scatto, con impugnatura, una scimitarra dalla lama di 47 centimetri. E ancora, due carabine ad aria compressa, pallini per aria compressa e, particolare anche più inquietante, una corda bianca lunga tre metri con un nodo scorsoio, ritrovata sotto il suo letto.

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