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Festival del Giornalismo di Inchiesta: tre domande a Loris Mazzetti

Loris Mazzetti è un giornalista, regista e scrittore italiano, storico collaboratore di Enzo Biagi. Lo abbiamo incontrato a margine della serata dedicata a Biagi e gli abbiamo rivolto tre domande

Loris Mazzetti è un giornalista, regista e scrittore italiano, storico collaboratore di Enzo Biagi. Lo abbiamo incontrato a margine della serata dedicata a Biagi e gli abbiamo rivolto tre domande:

Lei e Biagi siete incorsi nel cosiddetto "Editto bulgaro": è stato l'espressione di un epoca passata o c'è il rischio, per il futuro, di altri "editti bulgari"?
Io non credo che stia volgendo al termine, penso che dall'aprile del 2002 ce ne sono stati tanti di “editti bulgari”, però la conseguenza più grave non è tanto la cacciata di un giornalista o la chiusura di una redazione. Il rischio maggiore è l'autocensura che può derivare da un evento del genere, ovvero il giornalista che non si sente più libero di poter fare il proprio lavoro, il giornalista che non si chiede più "il mio servizio è fatto bene o è fatto male?" ma " il mio servizio può dar fastidio a qualcuno?". Questa è secondo me la cosa più grave dell'editto bulgaro, e ci vorrà tanto tempo per togliere tutto questo.  Bisogna tener la guardia sempre molto alta e schiena sempre molto dritta.

Superando la vecchia contrapposizione tra web e tv, è possibile una contaminazione virtuosa tra i due media?
Assolutamente: il web ha cambiato molto la tv, su questo non c'è dubbio. Io credo che l'uno può intersecare l'altra. Faccio un esempio pratico: io in tv, in Italia, sono stato uno dei primi a costruire i siti delle trasmissioni, ma non come semplice trasposizione nel web della trasmissione televisiva, perché questo sarebbe stato un errore, perché il linguaggio è completamente diverso, e anche il fruitore è completamente diverso rispetto al pubblico televisivo. Quindi sono linguaggi diversi che però si possono intersecare l'uno con l'altro. Io a questo ci credo molto.

Approfittiamo della sede - il Festival del Giornalismo di Inchiesta - per chiedere che consigli darebbe ad un giovane che volesse intraprendere questo mestiere..
Forse la prima cosa è che per fare questa professione ci vuole molta cultura, bisogna studiare molto, anche quelle materie che uno non vorrebbe fare, perché la cultura è fondamentale per il nostro lavoro.
Cultura vuol dire conoscenza: non credo sia sufficiente avere delle doti, come ad esempio saper scrivere bene, devi sapere, conoscere la storia, le lingue, devi leggere molto. E poi la determinazione: credere in quello che fai per poter raggiungere l'obbiettivo.
E, in ultimo, ma non meno importante: “rubare”. Rubare dai giornalisti più grandi, dai più bravi, dal cinema, dagli autori, dai libri. Rubare, rubare, rubare. Perché questa è una grande scuola.

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