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Cronaca

Torrette scopre l'acqua calda, vapore contro le malattie polmonari: primo intervento in Italia

Una pratica che consente anche di incidere positivamente sui costi sanitari e non è un dettaglio se si guarda ai numeri diffusi dal Direttore Generale Michele Caporossi

E’ una patologia che interessa sia le vie aeree sia il polmone. Nel paziente si manifesta con gravi difficoltà respiratorie col paradosso di essere tanto diffusa quanto poco conosciuta. Forse anche a causa del nome per nulla facile da ricordare: Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Nella persona che ne soffre in pratica si sommano due sintomi: da una parte la bronchite per cui si restringono i canali delle vie aeree, dall’altra l’enfisema per cui si allargano gli alveoli dei polmoni. Una condizione grave per i pazienti nei quali la circolazione dell’aria diventa molto difficoltosa. Ma da oggi il reparto di Pneumologia degli Ospedali Riuniti di Ancona è ancora più all’avanguardia nella lotta alle patologie delle vie respiratorie grazie ad una nuova tecnica: la termoablazione con vapore, cioè il trattamento dei bronchi con vapore ad alte temperature. Così l’equipe del professor Stefano Gasparini ha scoperto l’acqua calda e l’ha utilizzata su un paziente affetto da BPCO: uomo di 68 anni proveniente da fuori regione e fumatore. Già, perché la BPCO è una malattia direttamente collegata al fumo delle sigarette nell’80% circa dei casi, mentre per il restante 20% all’inquinamento atmosferico e a condizioni di lavoro dove si respirano fumi tossici. Fatto sta che l’intervento è stato eseguito lo scorso novembre dal professor Stefano Gasparini e dalla dottoressa Lina Zuccatosta, con il supporto della ricercatrice Martina Bonifazi impegnata nello studio e nella selezione del paziente. Il team medico è andato a colpire l’interno della parte danneggiata del polmone con vapore acqueo a temperature intorno agli 80 gradi centigradi, cicatrizzando la zona eccessivamente espansa che, alla fine, si è ristretta. Così si riduce la capacità del polmone che però diventa più funzionante, con il vantaggio di una pratica indolore e precisa, soprattutto grazie ad un software in grado di calibrare sul paziente gli esatti dati della zona interessata, quantità di vapore, calorie e tempo di esecuzione. E’ il primo trattamento mai eseguito in Italia prima. «La Broncopneumopatia cronica ostruttiva è una patologia che ha un’alta incidenza sulla popolazione - ha spiegato Stefano Gasparini - ma siccome la conoscono in pochi viene sottostimata e molti pazienti si presentano quando ormai si respira molto male e ce se ne accorge quando si fatica anche solo per farsi la barba. In realtà ci sono diversi segnali che anticipano questo problema, come la tossetta catarrale non appena ci si sveglia. Premesso che il vapore non è un intervento risolutivo e nemmeno sostitutivo della terapia farmacologica, possiamo però finalmente far tornare il paziente a respirare bene, superando l’intervento chirurgico di rimozione della porzione del polmone o l’utilizzo di valvole e spirali, soprattutto perché queste ultime non sono praticabili su tutti i pazienti. Il vapore sì».

Video: parla il dottor Stefano Gasparini

Una pratica, quella della termoablazione con vapore, che consente anche di incidere positivamente sui costi sanitari e non è un dettaglio se si guarda ai numeri diffusi dal Direttore Generale dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi in una conferenza stampa in cui erano presenti anche il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi e l’assessore regionale Fabrizio Volpini: «Nel 2013 il 30% dei pazienti era colpito da malattie croniche e richiedeva l’uso del 70% delle risorse sanitarie e si va verso un 40% per cui si prevede l’utilizzo dell’80% delle risorse finanziarie. Se si pensa che le risorse sono sempre quelle perché in Italia non si muovono gli investimenti nel sistema sanitario, voi capite bene come in generale ci sia anche problema di sostenibilità del sistema. Lo dobbiamo fare con la prevenzione ma anche con tecnologie migliorative delle condizioni del paziente a più basso costo e questo si può fare come stiamo già facendo e la tecnica sperimentata con successo dal professor Gasparini ne è la prova». 

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