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Cronaca Senigallia

Incidente sul lavoro, tubi d'acciaio sulle gambe dell'operaio: "Basta feriti nel nome del profitto"

Incidente sul lavoro nel cantiere lungo il tratto ferroviario anconetano e sul fatto interviene il gruppo di Potere al Popolo

Incidente sul lavoro ieri mattina quando dei pesanti tubi d’acciaio sono caduti addosso un operaio, durante i lavori lungo il tratto ferroviario in via Perugia, a Senigallia. Durante lo scaricamento di materiale i tubi sono finiti sulle gambe di un operaio. Ferito l’uomo, sono arrivati i soccorsi nel cantieri dove è in corso l’installazione delle barriere antirumore lungo il tratto ferroviario della linea Ancona-Bologna.

“Il bilancio dei caduti,come se fossimo in guerra, fa impressione. Adesso, da più parti, politica compresa, sentiremo partire il solito disco: “Accerteremo le responsabilità", "Indagheremo", "I colpevoli non rimarranno impuniti" e così via - si legge in un comunicato stampa di Potere al Popolo Senigallia - La verità è nota a tutti, anche a quella politica impegnata in strampalati accordi e scaramucce, ma non si può dire: le morti sul lavoro non sono incidenti, sono omicidi. Non si può parlare di casualità, di tragica fatalità, di destino cinico e baro perché questi sono omicidi ed hanno un movente preciso, che è il profitto. In nome del profitto si possono tagliare le misure di sicurezza, si può subappaltare un lavoro ad un'azienda che tratta ancora peggio i suoi dipendenti, si possono costringere I lavoratori ad orari massacranti che minano la loro attenzione; insomma in nome del profitto si può uccidere impunemente. I numeri dell'INAIL ci dicono che in Italia I morti sul lavoro,nel 2017, sono stati più di mille e gli infortuni sul lavoro un milione. Nel 2017 I morti di lavoro sono aumentati del 7% secondo l'osservatorio Soricelli. Perché tutto questo accade? Perché si continua a morire sul posto di lavoro? Perché fin dall'approvazione del pacchetto Treu nel 1997 e di tutto quello che ne è seguito, arrivando fino all'attuale Jobs Act, una classe politica connivente, corrotta ed incapace ha prestato il fianco alle peggiori rivendicazioni padronali. Non basta l'impoverimento generale di una classe operaia che spinta alla disperazione accetta qualsiasi condizione di lavoro. No, non basta, perché il taglio di personale addetto alla sicurezza e la riduzione degli obblighi delle aziende in materia di sicurezza, in nome del profitto giova ricordarlo, fanno sì che questo stillicidio continui giorno dopo giorno. Nonostante questo quadro raccapricciante si continua a parlare di flessibilità, ci si ripete, anzi lo si inculca alle giovani generazioni, che bisogna essere flessibili. A volte, poi, capita che qualche lavoratore, fin troppo flessibile, si spezzi e allora si riattacca daccappo con le solite frasi di prammatica buone per tutte le stagioni. Oltre al solito cordoglio ipocrita buona parte della politica ci propina, senza alcuna vergogna, le solite fandonie sugli immigrati, che vengono nel nostro paese a lavorare per un tozzo di pane e così ci rubano il lavoro. Favoletta buona per tutte le stagioni che attecchisce sugli strati più impauriti della popolazione e che garantisce a chi la propina un altro giro nei vari organi istituzionali, con lauto stipendio annesso, si capisce. Sono già più di 260 I morti sul lavoro nel 2018. Un numero impressionante, mostruoso. Morti, meglio dire omicidi, che vanno imputati a chi in nome del mercato svende i diritti e la sicurezza dei lavoratori trattandoli come carne da macello. Un bilancio di guerra, una guerra alla quale non vogliamo partecipare. Ora è il momento di dire basta”.

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