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Cronaca

Porto: "Non si respingono coloro che chiedono asilo", intervista a Paolo Bernabucci

Dopo la recente intervista a Valentina Giuliodori, dell'Ambasciata dei Diritti di Ancona, abbiamo dato la parola a Paolo Bernabucci del Gus (Gruppo Umana Solidarietà), che ha un'altra visione della situazione

Dopo la recente intervista a Valentina Giuliodori, dell'Ambasciata dei Diritti di Ancona, abbiamo dato la parola ad un altro attore che interviene a supporto degli arrivi di migranti allo scalo dorico. Si tratta del Gus (Gruppo Umana Solidarietà), organizzazione non governativa che lavora da 20 anni in Italia e da 15 anche nel campo di assistenza e tutela di coloro che arrivano in Italia chiedendo asilo politico. Ad Ancona il Gus è presente da 3 anni, sono 40 i professionisti stipendiati, più lo staff di ufficio che fa da supporto e consulenza. Attraverso i loro progetti, gestiscono per conto della Prefettura l'ufficio di frontiera del porto. Noi abbiamo intervistato il presidente del Gus, Paolo Bernabucci, che ha voluto dare un altro punto di vista.

Dott. Bernabucci il personale non è lo stesso degli anni precedenti il 2011?

No. Ma anche prima c'era chi faceva un bando. Noi abbiamo deciso di partecipare per la prima volta nel dicembre del 2011 e quindi per tutto il 2012 e il 2013. Prima di partecipare abbiamo ragionato se avere la forza sufficiente sia in termini operativi che di personale per poter concorrere alla gestione del servizio.

E' vero o no che ci sono questi respingimenti (tecnicamente riammissioni) dal porto dorico alla Grecia?

Diciamo che è molto tempo che c'è questo luogo comune di pensare al porto di Ancona come un posto dove si attuano dei respingimenti. Questa è una cosa non vera, se per respingimenti si intende colui che non chiede asilo. Se una persona non chiede asilo non ci sono possibilità diverse di entrare nel territorio nazionale. Questa è una dura realtà. Noi possiamo contestare e opporci contro la legge Bossi-Fini, ma per accedere al territorio o c'è un visto o una richiesta di asilo. Il concetto per cui, alcune di queste persone sarebbero state respinte non è vero perchè non c'è nessun respingimento da parte della polizia di frontiera per chi chiede asilo. O meglio, chi chiede asilo è tutelato. Il nostro ruolo è affiancare la Polizia di frontiera e accertarci che il diritto di chiedere asilo venga rispettato”.

Ma perchè non dovrebbero chiedere asilo politico i migranti? Di solito diamo per scontato che tutti lo facciano.

“Un mese fa circa c'è stato il caso di alcuni cittadini eritrei a Lampedusa che non volevano essere identificati. Non volevano chiedere asilo politico in Italia  perchè se lo avessero fatto, non sarebbero andati più via. Questo perchè sanno benissimo come funziona. La richiesta di asilo li obbliga a rimanere sul territorio italiano per tutta la fase della definizione del loro diritto o meno di rimanere. Poi non è che chiedono asilo e formalizzano subito. Spesso arrivano in serata e, dopo aver chiesto l'asilo, le pratiche vengono fatte il giorno dopo. Nel momento  successivo in cui vengono accolti, prima di firmare materialmente il C3 e mettere le impronte, vanno via. Vanno via perchè non vogliono stare in Italia. A testimoniarlo un caso come quello dell'anno scorso, quando a Giugno sono arrivati 12 o 13 afgani sotto un pullman con due morti e uno in coma. I 10 ragazzi che sono sopravvissuti, sono stati accompagnati all'Albergo Roma e Pace dai nostri operatori perchè, il giorno dopo, sarebbero dovuti andare ad Arcevia. La prima metà è fuggita nella notte, gli altri una volta arrivati ad Arcevia”

Ma i vostri mediatori sono comunque sempre presenti al momento del ritrovamento degli immigrati?

“Vengono chiamati. Ma una nave può avere curdi, afgani e varie lingue per cui dovremmo avere 20 mediatori per comprendere tutti quelli che ipoteticamente potrebbero venire. Ogni volta che è necessario c'è, ma non sempre è necessario.  Ma il fatto di pensare che, siccome non c'è sempre il mediatore, porti ad essere ipotizzabile che chi vorrebbe chiedere asilo politico non possa farlo, è un artifizio concettuale.

Eppure l'Ambasciata dei Diritti dorica ha parlato di testimonianze in Grecia di persone che affermano di essere arrivate ed essere state rimbarcate subito sul traghetto. Come si spiega?

“Uno può dire quello che vuole ma non c'è controllo sulle affermazioni. Lasciano il tempo che trovano. Di certo non è vero che vengono rimandati indietro e non possiamo confutare l'affermazione di uno che in Grecia dice quello che gli pare”.

Quindi voi, al di là della presenza della Polizia, fate assistenza ai profughi?

“Per far capire ai lettori il livello di assistenza, mi rifaccio ai 13 afgani di cui parlavo prima. La persona in coma è stata seguita dal Gus dal giugno scorso finchè non è uscita dal coma. La mamma l'abbiamo fatta venire per accudire il figlio. Lei ha chiesto asilo politico. Poi abbiamo fatto nominare un tutore. Adesso la stessa mamma ha l'asilo politico ed è inserita in un nostro progetto. Con la Polizia di frontiera abbiamo un ottimo rapporto perchè abbiamo un legame consolidato precedente a noi. Pianifichiamo con loro e ogni volta che arriva qualcuno ci chiamano perchè c'è fiducia. Adesso noi abbiamo fiducia in loro e loro hanno fiducia in noi”.

Che rapporto avete con l'Ambasciata dei Diritti?

“Noi abbiamo rapporti ottimi con l'ambasciata di Macerata, sono inseriti in un nostro progetto e ci curano in maniera egregia l'aspetto legale. Jesi Idem. Quì ad Ancona io sono molto dispiaciuto che, nonostante l'Ambasciata abbia avuto dati, informazioni e conosca la situazione, voglia portare comunque avanti battaglie che meriterebbero altri riferimenti perchè qui ad Ancona non è vero ciò che si dice”.

In ultimo, Ancona è come Lampedusa?

“No. Diciamo che in base ai nostri dati, che sono tutti fruibili, dimostrano che negli ultimi anni c' è stata una sensibile diminuzione di coloro che chiedono asilo perchè le persone più informate non vogliono essere segnalate per non doversi fermare in Italia. Tra l'altro non è vero che in questa estate non è arrivato nessuno”.

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