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Cronaca

Terremoto in Nepal, l'ultimo saluto alla speleologa Gigliola Mancinelli

I funerali celebrati in forma laica si sono tenuti nel cortile della Mole Vanvitelliana alla presenza di un centinaio di persone. A darle l'ultimo saluto parenti, amici, colleghi di lavoro, soccorritori alpini e speleologi provenienti da tutta Italia

«Una persona straordinaria. Donna determinata, forte e coraggiosa. Amica e sempre pronta ad aiutare gli altri». Il racconto di come era Gigliola si interrompe più di una volta. La voce trema, difficile trattenere le lacrime. Uno dopo l'altro si susseguono i pensieri di amici e colleghi. Così viene salutata per l'ultima volta Gigliola Mancinelli, 51 anni medico anestesista e istruttore medico del soccorso alpino. La speleologa anconetana è morta travolta dalla frana di ghiaccio neve e detriti provocata dal tremendo terremoto in Nepal il 25 aprile. I funerali celebrati in forma laica si sono tenuti nel cortile della Mole Vanvitelliana alla presenza di un centinaio di persone. A darle l'ultimo saluto parenti, amici, colleghi di lavoro del Lancisi e dell'elisoccorso, soccorritori alpini e speleologi provenienti da tutta Italia. Presente anche Luisa Zappini la moglie di Oskar Piazza, un altro membro della spedizione rimasto ucciso dalla frana. In lacrime i figli Andrea 15 anni ed Eva, 10 anni, circondati dall'affetto dei loro compagni di scuola. Seduto in prima fila l'anziano papà di Gigliola, in piedi quasi a volersi confondere con la folla l'ex marito Mario Burchiani, anche lui medico. La bara ricoperta di fiori è stata portata a spalla dai suoi amici speleologi. Tutt'intorno ci sono mazzi di fiori e foto. E' Giuseppe Antonini, per tutti Pino, tra i primi a ricordare la sua amica e collega. Sopravvissuto alla frana, è stato lui ad estrarre dalle macerie il corpo di Gigliola, morta sul colpo.

ADDIO A GIGLIOLA MANCINELLI

IL RICORDO DI PINO ANTONINI. «Giglio, amica grande, compagna nella strada della vita. Madre forte ma capace di dolcezza infinita, figlia devota e sempre presente. Giglio sempre dalla parte di chi ne aveva bisogno. Per gli amici eri la "magara", la saggia dottoressa. Una maestra di vita per tutte le donne e gli uomini del soccorso alpino e speleologioco. Una vita dedicata a trasmettere la vocazione del soccorritore. Eri la forza e ne avevi così tanta da contagiare chiunque, trasmettendola a chi non ne aveva- racconta Antonini - L'altro giorno sono tornato in montagna per vedere quello che era rimasto di me senza di te.  E lungo che il cammino che mi portava verso le cascate di una forra, ho incontrato i resti di una valanga. Dalla neve affioravano i rami di un ciliegio ormai spezzato dalla valanga ma che nella certezza della fine aveva trovato la forza di fiorire ancora. Ho pensato a te Giglio, alla valanga che ha separato la nostra strada terrena. Ma in quel ramo spezzato eppure fiorito ho visto il tuo volto e la tua anima che saranno sempre il fiore dentro di noi. Non vi dirò di non piangere perché una stella luminosa si è spenta ma finite le lacrime, ogni volta che Giglio tornerà nei vostri pensieri, fate che sia con un sorriso come avrebbe voluto. Giglio nel tempo che rimane prima di incontrarci di nuovo ti sorriderò sempre».

Gigliola Mancinelli lascia un vuoto incolmabile in tutte le persone che la conoscevano. Presenti al anche l'assessore Emma Capogrossi e il direttore sanitario degli  Ospedali Riuniti Nadia Storti. La salma è stata poi tumulata nel cimitero di Tavernelle.

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