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Cronaca

Un'ombra sulla variante dell'ex Metro, la Procura apre un'inchiesta: ci sono degli indagati

L’indagine prende il via dopo l'esposto di un consigliere comunale di Ancona presentato alla Procura, alla Corte dei Conti e alla stessa Guardia di Finanza

C’è un’indagine della Magistratura anconetana sul cambio di destinazione d’uso dell’ex Metropolitan. Si indaga sull’iter amministrativo che ha portato alla variante urbanistica approvata dal consiglio comunale di Ancona. Riqualifica arrivata a seguito della terza perizia dell’Agenzia delle Entrate, quella del 2015, che stimò in 530mila euro la spesa che avrebbe dovuto sostenere la società titolare proprietaria dell’immobile per ottenere la variazione di destinazione d’uso dell’immobile, cioè la modifica al dna del palazzo di corso Garibaldi, trasformandolo da vecchio cinema con 700 posti a edificio ad uso commerciale con appartamenti e negozi. E non ci sarebbe stato nulla di strano in quella cifra se non ci fossero state le 2 perizie redatte precedentemente dagli stessi tecnici, per cui il plusvalore, cioè la differenza tra il valore commerciale prima della variante e quello successivo alla riduzione della superficie da “sala spettacolo” per un uso commerciale, ammontava a 3,2 milioni di euro nel 2010 e addirittura quasi 4 milioni nel 2008. Insomma, andando avanti nel tempo, le perizie tecniche indicavano un sempre minore valore commerciale La domanda a cui cerca risposta la Procura di Ancona è: considerando che si sta parlando dello stesso immobile e degli stessi periti, perché una tale differenza tra le prime cifre e l’ultima stima? In una fase in cui vige il massimo riserbo, i militari della Guardia di Finanza stanno lavorando ad un’inchiesta che, al momento, vede 4 indagati per abuso di ufficio: c’è un tecnico impiegato, due dirigenti di pubblica amministrazione e un imprenditore. E di recente il pm Marco Pucilli ha chiesto una proroga di 6 mesi all’indagine, utile per consentire la conclusione di una perizia affidata dalla Procura ad un esperto del settore. 

L’indagine prende il via dopo un esposto del consigliere comunale di Ancona Stefano Tombolini presentato alla Procura, alla Corte dei Conti e alla stessa Guardia di Finanza. Un esposto in cui il politico anconetano chiede alla magistratura di andare a fondo di quel gap tra i valori delle prime perizie e l’ultima, sostenendo come “la stima di 530mila euro è presumibilmente conseguenza di una difettosa applicazione del metodo di stima (…) e di una serie di criticità che portano ad un risultato (530.000 euro appunto) assolutamente lontano dal beneficio realmente conseguito dalla proprietà superiore a 2,4 milioni di euro, producendo in conseguenza un significativo danno al pubblico erario”.

La variante che rivalutava l’ex cinema Metropolitan, nel cuore del centro di Ancona, aveva provocato anche una reazione politica da parte delle opposizioni che parlarono di un regalo ai privati, mentre il sindaco Valeria Mancineli parò di “giornata storica”. Anche perché a ridare vita al mostro di cemento ci avevano già provato per due volte Sturani e Gramillano, ottenendo dall’Agenzia Delle Entrate sempre una risposta che non si allontanava mai più di tanto dai 3 milioni di euro.  un maxi conto di 3,2 milioni. Cifra sempre rifiutata dai proprietari, che hanno invece firmato a 530 mila euro, un sesto della cifra iniziale. Possibile un crollo del prezzo in 5 anni? L'Agenzia avrebbe tenuto conto del crollo del mercato immobiliare, ma anche del fatto che nel progetto sia stata mantenuto uno spazio di 500 metri quadrati con ingresso in corso Mazzini, circa 300 posti seduti, ad uso culturale. Per Tombolini non basta a giustificare un tale gap. Ed ecco il perché dell’esposto. 

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