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Cronaca

Anna, ai margini della società e dove lo Stato non c’è: «Vivo sola da anni in una roulotte»

E’ italiana, ma cresciuta in un orfanotrofio. Ci racconta di essere stata adottata da una famiglia di anconetani quando era piccola e di essere cresciuta nel capoluogo marchigiano

Ha sempre l’istinto di frapporsi fra la roulotte e i suoi interlocutori, come avesse la costante paura che qualcuno possa entrare dentro la sua zona di confort e portarle via qualcosa, in qualche modo farle del male. Però parla della sua vita Anna, la donna che abbiamo incontrato quando ci siamo avvicinati per capire chi vivesse all’interno di un accampamento di fortuna formato da una grande tenda da campeggio attaccata ad una piccola roulotte, nel parcheggio a lato della stazione ferroviaria di Varano, adiacente al maxi parcheggio dello stadio Del Conero.

Ha perso tutto Anna, che oggi vive nella povertà e nell’emarginazione di un angolo di park alla periferia dorico che non viene usato neppure dalle auto. Da qualcuno che scarica i propri rifiuti sì, perché tutto intorno all’alloggio di fortuna della donna ci sono cumuli di immondizia e discariche abusive. «Ma io non c’entro niente con questa roba, solo quella busta gialla laggiù è mia ma l’ho messa lì in attesa che passi Anconambiente anche se non passa mai da queste parti, ma quella discarica abusiva non è mia». Si avvicina un po’ claudicante Anna e parla di sé mentre fuma una sigaretta che continua a tirare nervosamente nonostante sia arrivata al filtro. «Io vivo da sola perché ho perso mamma, ho perso papà, sono rimasta da sola e non sapevo dove andare e mi hanno messo in questo posto. Mi conoscono i vigili, la Polizia, non ho mai avuto problemi con nessuno, vivo in questo parcheggio dalla scorsa estate e vivo così da 8 anni». 

Dentro la roulotte di Anna, tra fango e dignità - VIDEO

E’ italiana, ha 40 anni ed è cresciuta in un orfanotrofio. Ci racconta di essere stata adottata da una famiglia di anconetani quando era piccola e di essere cresciuta nel capoluogo marchigiano. «Poi sono rimasta da sola e me la sono dovuta vedere con le mie forze» dice Anna. Sono tanti anni che tira a campare da sola e lo sottolinea con tanta amarezza e una punta di orgoglio, come se ci tenesse a dimostrare che lei, nella solitudine, ha trovato un riparo dove sopravvivere e guardarsi dalle delusioni della vita. Una vita in cui aveva trovato la felicità quando a 17 anni si era sposata, andando a vivere con il marito da cui poi ha avuto anche una figlia. Poi, dopo 10 anni, è arrivata la separazione ed è tornata a vivere con i suoi genitori, dai quali è rimasta fino a 32 anni. Non vuole entrare nei particolari. Parla di «divergenze con i suoi genitori» abbassando gli occhi. «Adesso sono 8 anni che vivo in roulotte e faccio qualche lavoretto a casa di alcune signore per tirare su poche centinaia di euro al mese. Prima stavo al parcheggio dell’Auchan, poi a Falconara e di nuovo qui. Mi muovo grazie ad un signore che mi fa la cortesia di spostare il rimorchio con la sua auto perché questo non è un camper. Mi hanno detto che non ci sono problemi, che non si ferma nessuno per cui qui ci posso stare perché non do fastidio a nessuno». Anna resta qui, lontana da tutto e tutti. Va bene, purché la durezza della sua condizione non dia fastidio a chi una casa ce l’ha. Anna invece un'abitazione non ce l’ha: «Io avevo chiesto per la casa popolare ma mi hanno detto che non ho i requisiti, l’assistente sociale mi aveva offerto di andare da suor Pia o in una casa famiglia ma io non ci vado. Ci sono già cresciuta in un istituto quando ero piccola, da quando mi hanno abbandonata fino all’età di 5 anni. Non ci torno più lì».

Ai margini della società: «Vivo sola da anni in una roulotte»

E allora Anna resta qui. In un angolo oscuro della collettività dove è parcheggiata la sua roulotte. Ha piovuto tanto e anche nevicato per cui per entrare ci si sporca i piedi e aprendo la cerniera della grande tenta si accede ad una zona cucina, dove il pavimento è formato da assi di legno marcio, mobili di vario tipo con pochi generi alimentari e una cuccia in condizioni tutt’altro che igieniche per i resti di un animale. E’ il suo cangnolino. E’ dentro la sua piccola roulotte e quando arriva Anna fa le feste. L’interno del rimorchio è più accogliente, pieno di prese elettriche collegate ad un generatore elettrico, ci sono immagini di santi e finalmente Anna ci dice con fierezza di sentirsi a casa. Nonostante una prima diffidenza, ci accoglie nel suo piccolo mondo. Qui lo Stato non c’è, non arriva con i servizi come non arriva neppure a raccogliere i rifiuti di discariche dove c’è di tutto: vestiti, organico, computer distrutti, materassi, mobili, escrementi. «E’ freddo ed è dura vivere in una roulotte, devi avere lo spirito combattivo, mangi la polvere, mangi l’asfalto, la solitudine però poi c’è una forza dentro di me che mi dice di andare avanti. Non è facile perché la malinconia mi piega in due, però vado avanti». 

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