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Cronaca

Donazioni, commercio all'ingrosso e immobili: l'impero economico dietro la setta macrobiotica

E’ l’altra faccia della maxi inchiesta sulla setta macrobiotica, che ha portato gli uomini del GICO (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) della Guardia di Finanza e della Squadra Mobile di Ancona

Quote associative da 5 euro per 60mila iscritti in tutta Italia. Vacanze studio obbligatorie per gli organizzatori dei centri ristorazione. L’acquisto obbligatorio di pubblicazioni, oggettistica e libri. E ancora quote per avere il diritto al marchio da parte dei centri associati. Convegni a pagamento con centinaia di persone. Ma soprattutto libere donazioni che arrivavano anche a decine di migliaia di euro e le sovvenzioni sui profitti dei vari ristoranti macrobiotici, già obbligati a rifornirsi al 100% presso aziende che farebbero tutte riferimento a Mario Pianesi. Una vera impresa nazionale quella che si celava dietro la sigla di “Un Punto Macrobiotico”, capace di macinare affari per centinaia di migliaia di euro all’anno. E’ l’altra faccia della maxi inchiesta sulla setta macrobiotica, che ha portato gli uomini del GICO (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) della Guardia di Finanza e della Squadra Mobile della Polizia di Ancona diretta dal capo Carlo Pinto a sopralluoghi in vari uffici e locali tra Marche ed Emilia Romagna. Insieme al guru della macrobiotica sono indagati anche la moglie Loredana Volpi, Giovanni Bargnesi in qualità di legale rappresentante dell'associazione e Karl Xaver Wolfsgruber in qualità di membro della segreteria. 

La rete commerciale

Indottrinamento e plagio come mezzo per arrivare a fare affari d’oro senza pagare le tasse. Secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dalla Distrettuale Antimafia della Procura di Ancona nella persona del pm Paolo Gubinelli, erano due le direttrici principali su cui si muovevano gli ingranaggi dell’impero di Pianesi. La prima, orizzontale, collegava il guru delle diete orientali ad una rete commerciale composta da 4 società nelle quali Pianesi non aveva alcun ruolo formale e una ditta individuale, direttamente riconducibile al 73enne, attraverso cui venivano forniti beni e servizi a tutto il sistema ristorazione. C'era una società per ogni esigenza: una si occupava di locazione di beni immobili, la seconda commercio e produzione di articoli macrobiotici, la terza si occupava di promozione della diffusione della cultura della dieta Ma-Pi con servizi di controllo e valutazione, la quarta per l’organizzazione di convegni, seminari, vacanze studio e corsi di formazione (tutto a pagamento). Infine la ditta individuale per l’edizione di libri, opuscoli e volantini.

Dietro l'associazione un franchising 

La seconda direttrice collegava in maniera verticale l’"Associazione nazionale e internazionale Un Punto Macrobiotico" agli 85 circoli macrobiotici sparsi in tutta Italia. Sulla carta l’associazione di Pianesi, in qualità di associazione di Promozione Sociale, poteva svolgere attività di natura economica e commerciale per agevolare il raggiungimento degli obiettivi, senza che i proventi fossero soggetti a tassazione. Non la pensano così gli investigatori, convinti si trattasse di una copertura dietro la quale si celava un vero franchising del macrobiotico. Infatti dalle risultanze delle indagini emerge come l’Associazione avrebbe sempre obbligato la rete di imprenditori locali ad effettuare tutta quella serie di trasferimenti finanziari in un accordo che vedeva, da una parte il vantaggio per il vertice di azzerare il rischio di impresa, dall'altra i vari punti macrobiotici godevano del marchio, del nome, dei prodotti e di tutta una serie di servizi offerti dalla galassia dell'induscusso Maestro Pianesi. Così, per anni, Pianesi e suoi seguaci più stretti avrebbero beneficiato della dedizione di chi entrava nella setta convinta di poter cambiare la propria vita, nascondendo un vero business dietro la forma esentasse dell'associazionismo. 

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