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Barriere architettoniche, le associazioni: "La Regione Marche non rispetta le leggi"

Associazione Luca Coscioni, Aniep, Anp, Aisla, Uildm. Tutte riunite in una conferenza stampa per denunciare il non rispetto della legge sull'abbattimento delle barriere architettoniche da parte della Regione Marche

Si è tenuta stamattina una conferenza stampa organizzata da Renato Biondini (tesoriere dell’associazione Luca Coscioni di Ancona) a cui hanno partecipato Maria Pia Paolinelli (Aniep), Gianni Conte (Apn Marche), Roberto Frullini (Uildm), Marco Maggioli (Aisla, associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) e Michele Forgioni (vice presidente associazione Abilmente).

L’associazione Luca Coscioni di Ancona denuncia una grave illegalità del territorio regionale e delle provincia di Ancona perché l’art. 21 della legge 41 del 1986 (disposizioni per la formazione del bilancio annuale e dello Stato ha imposto la messa in atto dei così detti P.e.b.a.: piani di eliminazione delle barriere architettoniche. La Regione Marche li ha recepiti con la legge regionale 52 del 1990 però, successivamente, ha emanato la legge regionale 34 del 1992 che, come ha spiegato Gianni Conte, ha fatto sì che “di fatto i Peba oggi sono materia urbanistica che la Regione ha delegato ai Comuni e la vigilanza spetta alle Province. I Comuni quando elaborano il loro P.r.g, piano regolatore generale, devono allegare tutta una serie di elaborati e tra questi ci sono anche il piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche”. Ad oggi i principali interlocutori in materia di barriere architettoniche sono dunque i Comuni, ma la Regione resta l’istituzione che legifera sul territorio e per anni non ha mai adottato un provvedimento nazionale quale quello dei Peba. Ecco perché nel Marzo scorso, il consigliere regionale Adriano Cardogna, in sinergia con la Coscioni, ha avanzato un’interrogazione volta a conoscere il perché non si sia ancora intervenuti in questo senso. Le associazioni dei disabili sono in attesa di una risposta da parte dell’assessore regionale Pietro Marcolini, risposta che tarda ad arrivare e che ci si aspetta arrivi per Settembre.

Nel frattempo le associazioni denunciano dati allarmati: su 270 Comuni contattati in tutta la regione, per sapere se abbiano adottato i Peba, nessuno, Ancona compresa, ha risposto. Si ipotizza che non siano più di una manciata quelli a norma. La pazienza è oramai agli sgoccioli, in conferenza stampa sono venuti fuori i malumori e la rabbia per la negligenza delle istituzioni e le ingiustizie che queste persone sono costrette a subire tutti i giorni.

Michele, dell’associazione “Abilmente”, ci ha raccontato di avere un figlio malato in sedia a rotelle. La moglie, dopo aver chiesto di passare da un full-time ad un part-time per occuparsi del figlio, ha dovuto cedere ad una buona uscita dall’azienda per cui lavorava. Oppure delle tante volte in cui, girando per il centro di Ancona, suo figlio ha visto una maglietta in una vetrina ma non ha potuto comprarla perché non è potuto entrare nel negozio e avrebbe dovuto provarsela in mezzo alla strada.

Storie di una vergogna e di un imbarazzo senza limite, a cui associazioni come la Coscioni, Aniep, Apn, Uilm e Aisla vorrebbero porre fine. “C’è una legge nazionale del 1986 che prescrive per tutte le amministrazioni pubbliche l’adozione dei Peba – ha detto Renato Biondini - Questa legge è stata largamente disattesa e sembra proprio che la Regione non abbia rispettato la legge. Noi restiamo comunque in attesa della risposta di Marcolini”. La Coscioni non vuole fermarsi qui e guarda al futuro: “stiamo pensando a delle manifestazioni pubbliche – conclude Biondini - per sensibilizzare i cittadini e incentivare le istituzioni”.

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