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Cronaca

Abusi alla Direzione Territoriale del Lavoro, «Non c'è reato»: caso archiviato

Il funzionario era accusato di aver gettato nel terrore e nello stress i dipendenti dell'ufficio, ma per il gip la questione non è penale e deve essere affrontata dal giudice del lavoro

Un regime autoritario fatto di vessazioni su circa 50 dipendenti, apprezzamenti volgari sulle impiegate e perfino foto scattate senza motivo alle donne dell’ufficio. Per la procura di Ancona il comportamento del funzionario della Dirigenza Territoriale del Lavoro di Ancona non configura reati, bensì una questione da risolvere davanti al giudice del lavoro. Il giudice per le indagini preliminari Carlo Cimini ha infatti accolto la richiesta di archiviazione avanzata dal pm Paolo Gubinelli secondo cui nel comportamento contestato al funzionario non si ravviserebbero questioni di natura penalistica ma giuslavoristica. Per l’uomo, sul quale pendeva una sospensione di sei mesi interrotta dalla presentazione di un ricorso, cade l’ipotesi di maltrattamenti perché il regime di terrore iniziato nel 2014 e andato avanti per quasi tre anni esula dall’ambiente famigliare e dunque non è perseguibile secondo codice penale. Non risultano casi di lesioni e l’intero rapporto di lavoro dovrà quindi essere analizzato dai giudici del lavoro.

La vicenda inizia nel gennaio del 2014 quando il funzionario prese incarico nella sede di via Ruggeri. L’uomo, secondo quanto denunciato dagli stessi dipendenti durante un’ispezione straordinaria degli emissari del Ministero del Lavoro, avrebbe abusato del suo ruolo gettando nel terrore e nello stress l’intero ufficio fino a rendere necessarie delle cure psicologiche e neurologiche per alcuni sottoposti. Non sarebbero mancate vessazioni a sfondo sessuale nei confronti di alcune impiegate, con apprezzamenti espliciti e fotografie scattate senza il consenso delle dirette interessate. Secondo le accuse, l’uomo avrebbe fatto girare per gli uffici una foto che ritraeva genitali femminili sostenendo che appartenessero a una collega. Il resto sarebbe stata una continua e sproporzionata manifestazione di autorità: demansionamenti come ritorsioni contro chi non si piegava al suo volere, domande scabrose sulla sfera sessuale e della salute fino alle reiterate minacce di sanzioni disciplinari ingiustificate.

Il caso venne portato anche all’attenzione del Ministero del Lavoro e fu oggetto di una interrogazione parlamentare. Alla denuncia dei dipendenti, assistiti dagli avvocati Laura Versace e Paolo Sfrappini, si aggiunse quella dei sindacati. Si arrivò dunque alla sospensione semestrale del funzionario il quale sarebbe riuscito comunque ad ostacolare il lavoro della collega facente funzioni. Non solo. La presentazione di un ricorso gli permise di rientrare al lavoro prima dei termini della sospensione. Nel frattempo la squadra Mobile aveva iniziato a indagare sulla vicenda che si è conclusa nei giorni scorsi, ma solo per quanto riguarda l’aspetto penalistico.
 

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